Premier e Saudi League schiacciano il calcio europeo, però la Superlega...

Ci si potrebbe aspettare che il calcio europeo e - perché no? - anche l’Unione Europea si preoccupino di questa situazione

Il calcio europeo, cioè un settore dell’economia dell’Unione che fattura circa 20 miliardi all’anno, più altrettanti di indotto e rappresenta un pilastro di identità culturale comune da circa un secolo, ha due problemi. O, meglio, due grandi e pericolosi concorrenti: il calcio inglese della Premier League e quello arabo della Saudi League. Entrambe sono più ricchi, molto più ricchi, entrambe saccheggiano il calcio dei Paesi del’Unione offrendo più soldi a giocatori, allenatori e adesso anche arbitri.

Premier e Saudi League

La Premier League, campionato del Paese che ha sdegnosamente abbandonato l’Unione, fattura, di soli diritti televisivi, quanto Italia, Francia, Germania e Spagna messe insieme, ha un giro d’affari legato al commerciale e alla biglietteria che doppia quello dei singoli campionati, e quindi può permettersi uno shopping a prezzi impossibili per il 99% dei club dell’Unione Europea. La Saudi League è un affascinante progetto del Governo saudita, che parte da lontano per arrivare ancora più lontano, ha dietro il fondo sovrano di uno degli Stati più ricchi del pianeta e non si pone limiti di spesa per accelerare la sua espansione: in estate abbiamo avuto un assaggio della potenza di fuoco economica che hanno, a gennaio ne avremo un altro e la tendenza non è destinata a invertirsi, come sa chiunque abbia capito che non si tratta di un capriccio, ma di un piano strategico ambizioso e ben architettato.

"Uefa e Fifa devono ascoltare i club"

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Il problema del calcio europeo

Il calcio europeo, dunque, si trova schiacciato da due colossi economico-finanziari che possono impoverirlo e marginalizzarlo. Nel giro di cinque anni, infatti, è poco probabile che i principali club europei possano permettersi i migliori giocatori e dovranno competere con la forza delle idee, con la scoperta dei giovani, della bravura degli allenatori rimasti. Magari non perderanno sempre sul campo, perché la bellezza del calcio è che le vittorie non si comprano con i soldi, tuttavia quel tipo di differenze economiche, oltretutto destinate ad allargarsi, rappresentano un vantaggio che nell’ottanta per cento dei casi può creare uno squilibrio incolmabile con la grinta, la buona volontà e le intuizioni.

Il nemico è la Superlega

Ora, ci si potrebbe aspettare che il calcio europeo e - perché no? - anche l’Unione Europea si preoccupino di questa situazione. Se non altro per interrogarsi sui rischi che corre un pezzettino della sua economia e un pezzetto più importante della sua cultura. E invece no. Il nemico del calcio europeo, almeno per le Federazioni e le Leghe, è la Superlega, un progetto europeo, che si pone come obiettivo di creare una competizione europea, per garantire maggiori introiti ai club europei, tali da poter reggere l’impatto di Premier e Saudi. Sembra un paradosso ma è così e ciò che sorprende di più è il tipo di retorica utilizzata per osteggiare un progetto che può piacere o non piacere, ma non è più orientato al business e ai soldi dell’attuale Champions League, solo ha l’ambizione di garantire più ricavi e diritti ai club. Quindi perché la Superlega è un nemico da combattere con virulenza mediatica, mentre la Premier e la Saudi League sono amici davanti ai quali scodinzolare? Perché i secondi, con il loro strapotere economico, non minacciano il potere politico di chi governa il calcio europeo oggi, la Superlega forse sì.

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Il calcio europeo, cioè un settore dell’economia dell’Unione che fattura circa 20 miliardi all’anno, più altrettanti di indotto e rappresenta un pilastro di identità culturale comune da circa un secolo, ha due problemi. O, meglio, due grandi e pericolosi concorrenti: il calcio inglese della Premier League e quello arabo della Saudi League. Entrambe sono più ricchi, molto più ricchi, entrambe saccheggiano il calcio dei Paesi del’Unione offrendo più soldi a giocatori, allenatori e adesso anche arbitri.

Premier e Saudi League

La Premier League, campionato del Paese che ha sdegnosamente abbandonato l’Unione, fattura, di soli diritti televisivi, quanto Italia, Francia, Germania e Spagna messe insieme, ha un giro d’affari legato al commerciale e alla biglietteria che doppia quello dei singoli campionati, e quindi può permettersi uno shopping a prezzi impossibili per il 99% dei club dell’Unione Europea. La Saudi League è un affascinante progetto del Governo saudita, che parte da lontano per arrivare ancora più lontano, ha dietro il fondo sovrano di uno degli Stati più ricchi del pianeta e non si pone limiti di spesa per accelerare la sua espansione: in estate abbiamo avuto un assaggio della potenza di fuoco economica che hanno, a gennaio ne avremo un altro e la tendenza non è destinata a invertirsi, come sa chiunque abbia capito che non si tratta di un capriccio, ma di un piano strategico ambizioso e ben architettato.

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