Il problema del calcio europeo
Il calcio europeo, dunque, si trova schiacciato da due colossi economico-finanziari che possono impoverirlo e marginalizzarlo. Nel giro di cinque anni, infatti, è poco probabile che i principali club europei possano permettersi i migliori giocatori e dovranno competere con la forza delle idee, con la scoperta dei giovani, della bravura degli allenatori rimasti. Magari non perderanno sempre sul campo, perché la bellezza del calcio è che le vittorie non si comprano con i soldi, tuttavia quel tipo di differenze economiche, oltretutto destinate ad allargarsi, rappresentano un vantaggio che nell’ottanta per cento dei casi può creare uno squilibrio incolmabile con la grinta, la buona volontà e le intuizioni.
Il nemico è la Superlega
Ora, ci si potrebbe aspettare che il calcio europeo e - perché no? - anche l’Unione Europea si preoccupino di questa situazione. Se non altro per interrogarsi sui rischi che corre un pezzettino della sua economia e un pezzetto più importante della sua cultura. E invece no. Il nemico del calcio europeo, almeno per le Federazioni e le Leghe, è la Superlega, un progetto europeo, che si pone come obiettivo di creare una competizione europea, per garantire maggiori introiti ai club europei, tali da poter reggere l’impatto di Premier e Saudi. Sembra un paradosso ma è così e ciò che sorprende di più è il tipo di retorica utilizzata per osteggiare un progetto che può piacere o non piacere, ma non è più orientato al business e ai soldi dell’attuale Champions League, solo ha l’ambizione di garantire più ricavi e diritti ai club. Quindi perché la Superlega è un nemico da combattere con virulenza mediatica, mentre la Premier e la Saudi League sono amici davanti ai quali scodinzolare? Perché i secondi, con il loro strapotere economico, non minacciano il potere politico di chi governa il calcio europeo oggi, la Superlega forse sì.