Più di un calciatore. Nonostante sia stato uno dei calciatori più forti di tutti i tempi. Perché Gigi Riva sta in quella manciata di sportivi il cui valore è andato oltre quello, pur fenomenale, del campo. E può essere considerato, senza timore di esagerare o scivolare sulla retorica, un autentico eroe nazionale, di quelli da libro di storia per intendersi. Riva ha rappresentato il meglio di quello che può essere un italiano e lo ha fatto rigorosamente a modo suo, in «direzione ostinata e contraria», come avrebbe detto Fabrizio De André, sardo di adozione, proprio come lui, e legato a lui da un’amicizia che emoziona a pensarla, immaginando la silenziosa e immensa stima reciproca di due simili giganti.
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Riva, il nonno che tutti sognano di avere
Pur sapendo che la salute, da tempo, lo tormentava con le sfide dell’età, la sua morte ci coglie completamente impreparati e sguarniti di qualsiasi difesa emotiva. Perché se il calciatore ha fatto sognare cinquanta anni fa, l’uomo ha continuato a dispensarci il suo contributo alla causa calcistica azzurra, la sua saggezza e la sua autenticità fino agli ultimi giorni, dandoci la confortevole sensazione di avere un nonno, il nonno che tutti sognano di avere, con una grande storia e grandi storie da raccontare e che dava quella dolce sicurezza di potergli chiedere un consiglio, sapendo di riceverne uno giusto e probabilmente non banale. Questo rende ancora più straziante l’addio, ancora più grave la perdita che non è quella di un monumento impolverato dagli anni, ma di un eroe ancora in servizio per il nostro calcio e per il nostro Paese (non stupisce e non deve stupire, infatti, il cordoglio ufficiale di Sergio Mattarella).