Riva e il no alla Juve: Agnelli e quel rimprovero a Boniperti
Quei rifiuti ai soldi di Juventus, Inter e Milan non erano sprezzanti, ma frutto di una pudica coerenza con la sua filosofi a di vita e, soprattutto, l’amore per una terra. Per di più un amore che non era campanilismo di chi è nato e cresciuto lì, ma un sentimento maturato nel tempo, un legame affettivo profondo e consapevole, un matrimonio prima sofferto e poi voluto e coltivato, con un popolo e un’isola. Niente è stato banale nella sua vita e nelle sue scelte, forse per questo ha conquistato tutti gli italiani, che in quella fedeltà hanno riconosciuto un sentimento sacro.
L’avvocato Agnelli lo adorava e, dopo il suo rifiuto, lo ammirava ancora di più. Abituato a ottenere tutto e tutti quelli che voleva, aveva trovato in quel perentorio “no” la conferma dello spessore dell’uomo oltre che del talento del calciatore, del quale era esaltato per la completezza e l’incredibile potenza. In compenso punzecchiava Giampiero Boniperti, più volte spedito in missione per portarlo a Torino. Dopo la finale di Coppa dei Campioni, persa a Belgrado contro l’Ajax di Cruyff, disse: «Vede Boniperti, questa partita con Riva l’avremo vinta». Aveva ragione, perché con Riva era difficile, molto difficile, perdere.