Macché agenzia governativa sui bilanci. Caro Abodi, ci parli degli stadi che fanno pena

Ogni volta che la politica, di qualunque colore, fa invasione di campo nello sport combina disastri: dal caso Catania al rischio di andare ai Giochi di Tokyo senza inno, bandiere, squadre. Giù le mani dall'autonomia di Coni e federazioni

Non c'è niente da fare: ogni volta che la politica, di qualunque colore, fa invasione di campo nello sport, combina disastri. Dal caso Catania (2002), a quelli che, per loro stessa ammissione, non sapevano nulla di sport, ma volevano chiudere tutto lo sport durante la pandemia (2020), al rischio di andare ai Giochi di Tokyo senza inno, senza bandiera, senza squadre (2021). Limitandosi a questo secolo, cambiano i governi, vanno e vengono i ministri dello sport (quando ci sono e, forse, è meglio quando non ci sono), non cambia la sostanza. Il Palazzo se ne frega dello sport, salvo sgomitare per saltare sul suo carro celebrando trionfi olimpici, mondiali, europei, dei quali non può menare vanto poiché non ha nessun merito, nessun titolo per farlo. In ordine di tempo, la bozza di istituzione dell'agenzia governativa di controllo sui bilanci delle società di calcio e basket, è l'ultimo obbrobrio: vìola l'autonomia dello sport, ignora il principio fondante del Comitato Olimpico Internazionale, costituisce una totale mancanza di rispetto verso il Coni, la Figc e la Federbasket, conferma la distanza siderale dai fondamentali della materia da chi, invece, dovrebbe masticarli da mane a sera.

Le parole di Malagò

Invece no. Ha detto bene Giovanni Malagò: "Mi domandate se Uefa e Fifa accetteranno serenamente questa ingerenza politica nel calcio italiano? Ho seri dubbi che il discorso possa essere accettato dagli organismi sportivi internazionali. Quindi, quantomeno, prima di prendere qualsiasi posizione a livello normativo, questo va verificato. Altrimenti, si rischia la figuraccia mondiale e, purtroppo, i governi italiani non sono nuovi a situazioni simili. In passato, sono state sostenute posizioni che poi sono stati costretti a modificare. Ci eravamo già passati». Come non ricordare il gennaio 2021, quando, moribondo il Conte 2, Tuttosport condusse una martellante campagna per ricordare all'esecutivo che, se non avesse emanato il decreto riaffermante l'autonomia del Coni dalla politica, il Cio avrebbe punito l'Italia, squalificandola dalle Olimpiadi giapponesi e facendole fare la fine del Kuwait a Rio 2016? Ricordate quando venne emanato il provvedimento? In articulo mortis del governo, la sera prima della riunione di Losanna. Intendiamoci: nessuno né sottace né ignora nè minimizza quanto e come, in questi anni, i controlli sui bilanci e sulle iscrizioni dei campionati dovessero essere molto più rigidi, molto più severi e che tali debbano diventare subito. Abbiamo perso il conto di inchieste e denunce giornalistiche. Ma questo è affare della Covisoc (Commissione di vigilanza sulle società di calcio professionistiche), chiamata a lavorare sempre meglio, altro che il varo dell'ennesimo carrozzone burocratico, in realtà, uno strumento per puntare al controllo della politica sul calcio. Secondo la bozza, si prevedono trenta dipendenti, un presidente e due componenti scelti dal presidente del Consiglio o dal ministro dello Sport (ma va?); il mandato di quattro anni; i costi stimati di circa 2 milioni e mezzo di euro e pure a carico delle squadre di calcio. Le quali dovrebbero pagare di tasca proprio l'organismo che potrebbe segare loro le gambe: non è meraviglioso?

L'intervento di Abodi in radio

Così, suscitano tenerezza le parole pronunciate stamane da Andrea Abodi a "Radio anch'io lo sport". In passato, il ministro è stato consigliere di amministrazione di Coni Servizi spa, presidente della Lega Serie B, consigliere federale Figc: sicuramente, da brillante manager sportivo qual è stato, egli conosce a fondo anche i regolamenti Cio, Fifa, Uefa. Eppure, ha affermato: "Qui non è minimamente toccata l’autonomia sportiva. Si sta semplicemente attribuendo a un soggetto terzo i controlli finanziari, che non rientrano minimamente nelle scelte sportive, prerogativa assoluta della Federcalcio». Già. Poniamo il caso che la futura agenzia governativa bilanci e iscrizioni, stabilisca che un club non possa partecipare al campionato, ma l'Uefa l'ammetta alle coppe europee o la Fifa al Mondiale per club: come ci regoliamo? Usciamo dall'Uefa, dalla Fifa e, già che ci siamo, anche dal Cio? A proposito di Uefa: nel 2032 l'Italia dovrebbe co-organizzare l'Europeo assieme alla Turchia che, oggi, 6 maggio 2024, ha già otto stadi cinque stelle pronti per l'Evento. L'Italia no. Entro l'ottobre 2026 deve indicare cinque impianti all'altezza , però, si sa, questo è il meraviglioso Paese abituato a fare tutto in fretta e all'ultimo minuto.

La proposta di Abodi

Chissà che fine ha fatto la proposta di istituire un commissario perché "snellisca le pratiche per la costruzione e la relazione di nuovi stadi? Siamo il Paese più arretrato per quanto riguarda gli stadi di calcio. Per questo parlavo di un commissario per gli stadi. Serve una modalità che metta tutti nelle stesse condizioni nei rapporti istituzionali. Ci deve essere un coordinatore del procedimento che abbia capacità di supportare. Serve anche una norma che consenta di snellire le procedure". Chi l'ha detto? Andrea Abodi, Roma, 9 marzo 2024, convegno 'Sostenibilità e lealtà', promosso dalla Fondazione Davide Astori. Chiunque abbia notizie del commissario, scriva al ministero dello sport e delle politiche giovanili. Aspettiamo fiduciosi.

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