Dani Alves dal carcere durissimo contro Xavi: "Ti devi dimenticare di me"

Il calciatore ha commentato le recenti dichiarazioni dell'allenatore del Barcellona e svelato altri retroscena: i dettagli

Dani Alves è tornato a parlare dal carcere, dove è rinchiuso da mesi con l'accusa di violenza sessuale ai danni di una ragazza, conosciuta in discoteca. Nel corso di un'intervista rilasciata alla giornalista Mayka Navarro per La Vanguardia, l'ex calciatore ha commentato le recenti dichiarazioni di Xavi, l'allenatore del Barcellona, che aveva detto: "Sono sorpreso e scioccato conoscendo Dani. La giustizia si pronuncerà in merito. Mi dispiace molto per Dani".

Dani Alves, Xavi e gli amici calciatori

"Xavi è mio amico, il mio amico di sempre e non ha pensato alle conseguenze quando ha detto queste cose. Quando l'ho saputo, ho pianto. Mi sarebbe piaciuto prendere il telefono e chiamarlo per dirgli: 'Grazie, grazie, ma non farlo mai più. Non dire nulla. Fammi un favore e dimenticati di me, mi prenderò cura di me stesso, non preoccuparti", ha detto l'ex marito di Joana Sanz. Poi parlando delle visite ricevute in carcere ha dichiarato: "Amici che mi sono venuti a trovare in carcere? Nemmeno uno. Gli dico anche che non tutte le persone con cui ho giocato a calcio sono miei amici.... Ma sì, ho degli amici nel calcio che volevano anche venire a trovarmi, ma non gliel'ho permesso". E spiegando il motivo ha aggiunto: "La prigione non è un posto per loro. Né per i miei figli, né per i miei genitori, né per mia moglie..., anche se alla fine sono stato lì per così tanti mesi che ho permesso loro di venirmi a trovare. Non permetto a nessuno di venire e non voglio che nessuno mi difenda in pubblico perché in questo momento difendermi è dannoso per chi lo fa. Non mi aspetto niente da nessuno".

© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di Calcio Estero

 

Dani Alves, il carcere e la decisione dei giudici

E sul rifiuto dei giudici circa la libertà vigilata, ha sottolineato: "Se avessi voluto evadere, mi sarei presentato in Spagna o avrei viaggiato dal Messico al Brasile, dove l'estradizione è quasi impossibile. Robinho? Lo so, ma io non sono Robinho, sono Dani Alves. Sono andato via di casa a 14 anni e da allora mi sono fatto strada da solo e ho risolto tutti i miei problemi da solo. A casa, i miei genitori mi hanno insegnato principi e valori che mi hanno guidato nella mia vita. Tra questi valori c'è quello di non agire mai in modo violento. E di difendermi sempre. Senza scappare. Per questo non capisco perché non mi sia stata concessa la libertà provvisoria per rischio di fuga. Quale fuga? Io sto sempre a testa alta, non intendo sottrarmi alle mie responsabilità".

 

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Dani Alves è tornato a parlare dal carcere, dove è rinchiuso da mesi con l'accusa di violenza sessuale ai danni di una ragazza, conosciuta in discoteca. Nel corso di un'intervista rilasciata alla giornalista Mayka Navarro per La Vanguardia, l'ex calciatore ha commentato le recenti dichiarazioni di Xavi, l'allenatore del Barcellona, che aveva detto: "Sono sorpreso e scioccato conoscendo Dani. La giustizia si pronuncerà in merito. Mi dispiace molto per Dani".

Dani Alves, Xavi e gli amici calciatori

"Xavi è mio amico, il mio amico di sempre e non ha pensato alle conseguenze quando ha detto queste cose. Quando l'ho saputo, ho pianto. Mi sarebbe piaciuto prendere il telefono e chiamarlo per dirgli: 'Grazie, grazie, ma non farlo mai più. Non dire nulla. Fammi un favore e dimenticati di me, mi prenderò cura di me stesso, non preoccuparti", ha detto l'ex marito di Joana Sanz. Poi parlando delle visite ricevute in carcere ha dichiarato: "Amici che mi sono venuti a trovare in carcere? Nemmeno uno. Gli dico anche che non tutte le persone con cui ho giocato a calcio sono miei amici.... Ma sì, ho degli amici nel calcio che volevano anche venire a trovarmi, ma non gliel'ho permesso". E spiegando il motivo ha aggiunto: "La prigione non è un posto per loro. Né per i miei figli, né per i miei genitori, né per mia moglie..., anche se alla fine sono stato lì per così tanti mesi che ho permesso loro di venirmi a trovare. Non permetto a nessuno di venire e non voglio che nessuno mi difenda in pubblico perché in questo momento difendermi è dannoso per chi lo fa. Non mi aspetto niente da nessuno".

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