Moffi, l'uragano nigeriano
Nonostante sia ancora lontano dagli standard del suo connazionale Victor Osimhen, capocannoniere della Serie A l'anno scorso e candidato al Pallone d'oro, il classe 1999 ha spadroneggiato a Parigi, danzando in modo vistoso specialmente in occasione del secondo gol nizzardo, quando in contropiede ha portato a spasso Danilo Pereira per poi imbeccare in modo perfetto Gaetan Laborde, il quale ha insaccato a porta vuota. Una dimostrazione di grande dominio del controllo di palla, di spostamento coordinato tra corpo e sfera e di visione di gioco.
Meno esplosivo del suo conterraneo, con il quale in nazionale viene schierato nella coppia offensiva del 4-4-2 di José Peseiro, Moffi ha puntato tutto sulla tecnica, arte nella quale è invece superiore a Osimhen. Farioli, consapevole del fatto che la dirigenza presieduta dall'abbiente ed esigente azienda privata britannica Ineos aveva necessità di giustificare l'investimento di 30 milioni di euro per il suo cartellino, ha puntato moltissimo su di lui. E il nigeriano lo ha ripagato alla grande nel più difficile degli scenari, piazzando tre coup de théâtre sotto gli occhi di un pubblico nemico e in faccia all'attore privilegiato di tutta la Francia, quel Kylian Mbappé che ha strabuzzato gli occhi dopo la vincente e ammaliante danza tribale di Moffi, che si è preso la scena a casa sua con un'esibizione immortale che l'Équipe ha premiato con un 9 in pagella.
L'investitura è arrivata a fine partita proprio dal suo tecnico, il quale ha dichiarato: "Ho tantissima fiducia in Terem". Proprio come Spalletti con Osimhen, uomo Scudetto di un allenatore coraggioso ed esteta. Un toscano e un nigeriano, un anno dopo, sono pronti a sorprendere il mondo del calcio con l'azzardo di idee rivoluzionarie che culminano nella dirompenza fisica e tecnica di un nigeriano ribelle.