L’Uruguay è Loco: come rinasce la nazionale di Bielsa

Un nuovo arsenale offensivo, l’evoluzione sotto il segno di Nuñez e uno stile fedele alla tradizione. Così gli Orientales rinascono
L’Uruguay è Loco: come rinasce la nazionale di Bielsa© Getty Images

La teoria dell’evoluzione di Darwin (Charles) si basa sulla capacità delle specie di adattarsi ai diversi habitat. Quanto teorizzato da Darwin il britannico si adatta perfettamente a quanto sta vivendo un altro Darwin: è uruguaiano, di cognome fa Núñez e di professione segna gol pesanti, per il Liverpool e per la Celeste. L’adattamento dell’Uruguay al nuovo habitat offensivo, quello che prescinde da due mostri sacri come Suárez e Cavani, a giudicare dai risultati, prosegue senza intoppi, mostra mirabilia partita dopo partita. Con “l’estinzione” di El Pistolero ed El Matador, spinta dall’avvento in panchina di Marcelo Bielsa che ha accelerato il processo di ricambio generazionale, la Celeste ha fatto un salto nel futuro. Ma non nel vuoto. Già, perché quando decidi di affidarti alle cure del genio rosarino, un grandissimo allenatore ma soprattutto uno splendido educatore di giovani, calciatori e non solo, difficilmente qualcosa può andare storto. «ll modello con cui un Paese gioca a calcio è un qualcosa di molto importante - ha spiegato Bielsa dopo il 2-0 dell’Estadio Centenario contro il Brasile -. Non va ignorato, perché lo stile si trasmette di generazione in generazione. E, in un calcio ricco come quello uruguaiano, la cosa peggiore che si possa fare è non guardarsi indietro. Il passato è un valore. La cosa più importante, essendo qui per poco tempo, è che lo stile non venga mai ignorato, perché è il marchio di fabbrica del calcio di un Paese. L’Uruguay ce l’ha e dobbiamo creare a partire da quello».

La lezione al Brasile e il ko di Neymar

E lo stile con cui gli Orientales hanno impartito una sonora lezione al Brasile di Fernando Diniz è sempre quello: corsa, lotta, nervi d’acciaio in zona gol. Ecco: vietato dunque definirla “un nuovo miracolo charrùa”, questa ripassata alla VerdeAmarela, che dopo il doppio flop Copa América-Mondiale in Qatar ha dato il benservito a Tite, affidandosi, in attesa dell’inizio dell’era Ancelotti, a Fernando Diniz, tecnico del Fluminense prossimo finalista di Libertadores. Una scelta castrante: perché se l’Uruguay è rinato, vince e convince e si lancia, insieme alla Venezuela, l’altra sopresissima di questa zona Conmebol, il rovescio della medaglia è proprio l’inarrestabile discesa agli inferi della Seleção. E il momento nero del Brasile potrebbe pure ulteriormente peggiorare: non basta aver incassato una sconfitta in Uruguay come non accadeva da 22 anni, precisamente dal luglio 2001, prima del Mondiale di Corea-Giappone 2002, un ko che per i brasiliani è la prima battuta d’arresto nelle qualificazioni dopo 37 partite. A questo va aggiunto il ko di Neymar Júnior, uscito in lacrime e in barella per un infortunio al ginocchio sinistro. Nelle prossime ore il numero 10 della Canarinha verrà sottoposto, a San Paolo, a esami strumentali che dovrebbero chiarire la gravità del problema.

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