Mancini, dal trionfo Euro 2020 al fallimento Mondiale
La carta bianca offerta dalla Federcalcio non è quindi bastata a Roberto Mancini per restare alla guida dell'Italia, dove era arrivato il 14 maggio del 2018 in un momento di grande difficoltà, nel pieno della delusione del fallimento imbarazzante di Ventura e della mancata qualificazione ai Mondiali per la prima volta dopo sessant'anni. L'immagine emblematica è ovviamente il trionfo ad Euro 2020, giocato nel 2021 in pieno Covid, riportando a casa il secondo titolo europeo dopo quello del 1968. E chiaramente la gioia e l'abbraccio a Vialli, vittoriosi entrambi in quella Wembley che gli aveva negato la Coppa dei Campioni con la Sampdoria contro il Barcellona.
Sull'onda lunga di quel trionfo anche la lunghissima serie di risultati positivi per gli Azzurri, terminati il 6 ottobre del 2021 con la sconfitta a Milano contro la Spagna nella semifinale della Nations League poi chiusa al terzo posto. Poi il dramma Mondiale, con i rigori fatti tirare a Jorginho e falliti sia nell'andata che nel ritorno della sfida delle qualificazioni con la Svizzera, passata al posto nostro, e poi il ko clamoroso nella semifinale degli spareggi contro la Macedonia del Nord. Niente Coppa del Mondo e magro terzo posto Nations League a seguire prima dell'annuncio delle dimissioni.
Abodi: Perplesso e dispiaciuto
"Sono dispiaciuto e perplesso, è una decisione che arriva a sorpresa a Ferragosto: tutto molto strano". Al telefono con l'ANSA, il ministro per lo Sport e i giovani, Andrea Abodi, commenta stupito ("L'ho saputo dai media"), le dimissioni improvvise di Roberto Mancini da commissario tecnico della nazionale. "Tra l'altro - aggiunge il ministro - mi viene da pensare: le nomine dello staff tecnico azzurro annunciate recentemente erano state concordate con lui o no?"