TORINO - Ormai è chiaro a tutti: servirà una grande mediazione, qualcosa che coinvolga i vertici dei club. Perché sì: Juventus e Atalanta ora sono divise fieramente dalla vicenda-Koopmeiners, ma i rapporti tra i due club sono (storicamente, mica da ora) buoni ed è difficile pensare che si possano incrinare per una vicenda di mercato, per quanto mediatica ed economicamente per nulla secondaria. Così segnatevi questa data: il 16 agosto. Quando, in tarda mattinata, si svolgerà a Milano l’assemblea di lega e lì, in via Rosellini dove storicamente sono state definite tantissime trattative di mercato tra presidenti e dirigenti, si incroceranno i vertici di Atalanta e Juventus: volete che non si accenni alla questione? Poi sì, che diamine: certo che non serve incontrarsi a Milano in stile Memo Remigi per mettere fine a una storia che si è via via sempre più attorcigliata attorno a malmostosità varie.
Juve e Dea, la distanza
Perché ci sono di mezzo i soldi, quei 60 milioni (per carità: non ci si deve imbarcare nella discussione sulle valutazioni, pensando magari che il Barcellona ha pagato Dani Olmo 55 milioni: il prezzo lo fa il mercato), ma davvero è difficile convincersi che il problema siano 5 milioni di differenza su una cifra del genere (non su 20: il delta cambia, eccome...) quanto, piuttosto, una vicenda appunto di puntiglio. E pure qui eviteremo di distribuire patenti di correttezza nelle trattative di calciomercato (operazione assai ardita, fidatevi...), mentre ci limitiamo a rilevare come a Bergamo sia presente in piana stabile Bart Baving, suo storico agente che già due anni fa contribui a “forzare’” la trattativa con l’AZ Alkmaar per trasferirsi all’Atalanta e chissà se prima o poi toccherà anche alla Juve, ove mai dovesse andare a dama la trattativa: una squadra di Premier, prima o poi, arriva, no?.
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