Toro, solo Juric può far restare Belotti

Più delle parole pesano le ambizioni e le garanzie per rassicurare il Gallo
Toro, solo Juric può far restare Belotti© LAPRESSE

Sono veramente incredibili, i tifosi del Toro. Nel senso letterale. Perché sul serio: chi non ne conosce le particolari dinamiche mentali, o non è uno di loro, proprio non ci crede che possano essere così. Il campionario di esempi e peculiarità è vario, antico e assortito, ma circoscriviamolo al post Salerno. Il Toro vince finalmente una partita, dopo quasi tre mesi di delusioni e fregature, però: eh, ma grazie al cavolo, contro l’ultima in classifica (tipologia di avversario che non si riusciva a battere da tre anni). Il Toro - cioè la squadra che ha raccolto meno punti di chiunque in base alle prestazioni fornite - strappa un inedito successo sporco, senza eccellere nella manovra ma ottimizzando una tantum le occasioni, però: eh, ma se giochiamo così dove vogliamo andare (quando dominava senza vincere: eh, ma sono i risultati che contano). Il Toro, dopo essere rimasto vittima di decisioni arbitrali allucinanti, ottiene il primo rigore del suo campionato (nettissimo), lo segna al secondo tentativo perché viene (giustamente) fatto ripetere, però: eh, ma Belotti lo aveva sbagliato, e di solito non li fanno ribattere (quasi si vergognassero di un intervento del Var favorevole: è che i granata si sentono a disagio se non hanno qualche torto da rivendicare, è come se l’equità li facesse sentire in debito). Ed eccoci giunti al nocciolo della questione.

Belotti. Il vero motivo per cui il successo dell’Arechi è stato vissuto da tanti tifosi in modo malmostoso, con l’esultanza che diventa lamentanza, la gioia che anziché condivisa viene rinfacciata: eh, ma Juric ... Lo ha definito «inesistente»: visto? E giù contumelie al croato, su più fronti imputato di avere ottenuto come miglior piazzamento in carriera (da allenatore, perché da giocatore è arrivato più in alto, anche di Belotti) un 10° posto (col Verona, non proprio il Real, e comunque davanti al Toro del Gallo) e quindi invitato a tacere. Una sorta di sillogismo simile a quello che gli juventini teorizzavano per Zeman: eh, non ha vinto nulla, cosa parla? Reazione ingenerosa, nei confronti del tecnico, almeno quanto quell’aggettivo dal suo (ridotto, verace) lessico fuggito sabato scorso. Perché quella sferzata, come altre precedenti, era a fin di bene, e ha pure sortito un buon effetto: qualcuno vuole forse paragonare il Belotti di Salerno a quello di Genova?

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