Juventus a Siviglia: è Kostic lo specialista dell'Europa League

La squadra di Allegri deve vincere contro la formazione di Mendilibar per andare in finale di Europa League a Budapest

SIVIGLIA - Sì, ovvio: il dubbio va coltivato almeno fino al pomeriggio di domani, quando le scelte di Allegri archivieranno definitivamente le nostre elaborazioni, e quindi tra Filip Kostic e Federico Chiesa titolari deve restare per forza un margine di incertezza. Poi, però, se vai a mettere assieme le storie personali (soprattutto quelle contingenti) e la dinamica più vasta di una partita che vale una stagione, ecco che allora il serbo porta in dote un frizzicore in più. Intanto perché “sa come si fa”, considerata l’impresa dello scorso anno quando ha vinto l’Europa League con l’Eintracht Francoforte spezzando l’egemonia delle squadre spagnole che sembrava potesse essere insidiata solo dalla inglesi. Invece sono sbucati i “solidi” tedeschi con lui, Filip, che ha garantito affidabilità, potere e statistiche degne di quelle proverbiali per le auto di Germania. Caratteristiche confermate da quando è alla Juventus, tanto è vero che ad Allegri ha quasi sempre garantito un rendimento superiore alla sufficienza. Kostic, tra l’altro, non è certo tra coloro che si fanno intimorire dagli ululati dei tifosi, anzi: la sua anima serba si esalta dentro all’atmosfera ostile. Quella che, ci garantiscono tutti qui a Siviglia, si respirerà al Sanchez Pizjuan al punto da sparane uscire pronunciandolo ( e scrivendolo) senza accenti nobilitanti.

La Juve e il Kostic da battaglia

Ecco: Allegri sa benissimo che uno degli uomini con cui andare in battaglia è proprio Kostic. Intendiamoci: non è che Chiesa tema la tensione e l’ambiente ostile (oh, se ce lo ricordiamo alla finale di Euro 2021 a Wembley, altro che se ce lo ricordiamo), ma in questa fase della sua carriera ancora zavorrata dai postumi del grave infortunio al ginocchio, saranno più utile nel finale i sui strappi. Complementari alla garanzia di Kostic di stare in partita prima fiaccando la resistenza altrui. Ed è una bella storia di calcio moderno, questa di un allenatore che piò e deve sfruttare le caratteristiche dei proprio gruppo anche grazie alle nuove pieghe regolamentari che gli consentono di giocare in 16, anziché in 11. Kostic il soldato, Chiesa l’artista: lo potremmo sintetizzare anche così. In attesa di vedere quale strada sceglierà allegri per cercare la via che conduce a Budapest.

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