La sensazione, forte, è di aver vissuto un momento storico. Di aver, cioè, visto sorgere una stella che segnerà la storia del calcio e fra qualche anno, quando taglierà gli straordinari traguardi cui è destinato, potremo dire: quella sera, a Torino, davanti a mille persone, la metà bambini, abbiamo battezzato Jude Bellingham. Il fenomeno del Real Madrid ha fatto il fenomeno anche sul palco delle Ogr: posato, intelligente e tranquillo come quando inventa calcio al Santiago Bernabeu. L’unico rischio è essere ripetitivi, perché molto è stato già detto di lui e le profezie sono unanimi. Quello che possiamo aggiungere dalla magnifica serata di ieri è che, conosciuto l’uomo (solo anagraficamente è un ragazzo), abbiamo avuto un’ulteriore conferma di quello che ci aspettiamo tutti: sta per iniziare un’era Bellingham per il calcio mondiale e gli appassionati di tutto il mondo possono esserne felici, perché Joe ci farà divertire.
Le parole di Fabregas a Bellingham
Ieri ha eccitato cinquecento ragazzi che non sono troppo più giovani di lui e che sognano calcio, come lui ha consigliato loro di fare. Faranno piacere gli applausi della sala, ma le urla dei bambini e i loro sguardi sgranati hanno riempito molto di più il cuore di Jude Bellingham che si porta a Madrid due premi e la reale consapevolezza di essere un punto di riferimento per intere generazioni di giovani calciatori. È il bello del Golden Boy, un premio con un sempre più importante passato, ma che continua instancabile a guardare al futuro. Cesc Fabregas, che aveva vinto il Golden Boy nel 2006 e ieri ha ricevuto il premio alla carriera, è salito sul palco con gli occhi luccicanti e, guardando Bellingham, gli ha detto con simpatica invidia: «All’epoca io non ho avuto una serata come questa». Ma quel Golden Boy, per lui che poi ha alzato la Coppa del Mondo, le Champions, la coppa degli Europei, rappresenta ancora un ricordo dolce e orgoglioso: «È stato l’inizio di tutto».