Fabregas, la vecchia e la nuova carriera: riparte dalle partite a mezzanotte

Vincitore nel 2006, il tecnico del Como non si nasconde: "Il nostro sogno è andare in Serie A"

TORINO - Sì, «il nostro sogno è la Serie A». Con il Golden Boy Career Award nelle mani Cesc Fabregas non si nasconde sul palco delle Ogr, premiato speciale nella grande serata di Tuttosport. La leggenda del calcio spagnolo, arrivato in Italia nel 2022 come calciatore a fine carriera e poi tecnico della Primavera e infine della prima squadra, l’allenatore scelto dal Como della nuova proprietà indonesiana e dell’azionista di prestigio Thierry Henry è il volto del disegno di grande club che sta nascendo in riva al Lago più famoso del mondo. Il desiderio di ricreare un Manchester United in salsa tricolore.

Fabregas e il sogno del Como 

Il frontman di questo incredibile progetto che sembra mescolare realtà e Football Manager, passando per trasferte a Bolzano - "Ieri dopo aver giocato contro il Sudtirol siamo tornati a casa a mezzanotte e mi sono messo subito a riguardare la partita" - ha le idee ben chiare su cosa vuole realizzare nella sua nuova vita calcistica. "Pensavo di fare l’allenatore già da tanto tempo. Mi piace tanto, sono contento di questa avventura. Ho iniziato venti anni fa - rivela continuando con in mano il trofeo alla carriera, tanti anni dopo aver vinto una delle prime edizioni del Golden Boy, quella del 2006, successore di un certo Messi e predecessore di un altrettanto certo Aguero -. E ora sono alla fine della carriera da giocatore e all’inizio di un’altra, sempre dentro il calcio. Ho sempre pensato che avrei allenato, dopo la cosa più importante, la famiglia, per me c’è solo il calcio e speriamo di fare bene".

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Como, via Longo dentro Fabregas

E c’è da dire che non hanno fatto proprio male, i tanti ex giocatori e soprattutto centrocampisti del Barcellona che in questi anni sono diventati allenatori... Chissà, forse ha pensato proprio questo Dennis Wise, saggio già dal nome: ex centrocampista e capitano del Chelsea, oggi amministratore unico della società e rappresentante degli Hartono, i proprietari del club. Un colpo secco, inatteso: via Moreno Longo - comunque in zona playoff e con una partita da recuperare - e dentro Cesc, chiamato a trasformare la sua esperienza straordinaria di regista in guida tecnica verso il grande obiettivo mai dichiarato così chiaramente come stasera, il ritorno nella massima serie. Certo, il materiale umano non è quello a cui era abituato nelle grandi notti di Champions e di Europei e Mondiali, ma Fabregas ha saputo sorprendere anche con le parole come amava fare con i piedi, già dal giorno della presentazione alla stampa: "L’attaccante ideale? Per me oggi gli attaccanti ideali sono Cutrone, Cerri, Gabrielloni e Mustapha perché sono i nostri, e per quanto mi riguarda sono i più forti del mondo. Degli altri non mi importa". Motivare, Cesc, lo stai facendo bene.

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Le parole di Fabregas al Golden Boy

A supporto di questa mentalità e dell’ambizione che la accompagna arrivano anche le parole sul palco del Golden Boy 2023: Fabregas ovviamente servirà al Como anche per richiamare giovani talenti, affascinati dall’idea di essere allenati da una leggenda del calcio, e anche per creare una struttura che richiami quella del Barcellona, punto di riferimento per la creazione e la crescita dei giovani: "Avere mentalità, lavorare sul coraggio, sulla disciplina, credere nel proprio talento, prendere la vita seriamente, questo è quello che in un giovane va letto e coltivato. Con queste basi si può lavorare per i sogni, e il sogno è bello da avere davanti". Che sia quello di un’intera carriera o di una stagione, di un trofeo da alzare o di una promozione da centrare. E anche se nel comunicato del club si parlava di un impiego a tempo, “almeno per i prossimi trenta giorni”, la sensazione è che il Golden Boy 2006 sia ormai stato scelto per guidare i lariani verso un orizzonte di gloria: vincere sì, e farlo anche attraverso il possesso palla, il bel gioco: "Ma tutto va fatto credendoci, poi certo, con la qualità si può fare meglio. Io non credo nel vincere giocando male, ma in una struttura, una linea di pensiero, un processo". Che forse dovrà passare attraverso i playoff, ma è solo superando le difficoltà che si creano le imprese. Come quella che si augurano tutti i tifosi del Como.

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