Italia, due o tre cose da fare subito per aiutare Mancini

Italia, due o tre cose da fare subito per aiutare Mancini© Getty Images

Il mattino dopo lo choc palermitano, in prima pagina Tuttosport ha chiesto a Roberto Mancini di rimanere alla guida della Nazionale. Apprendere che il ct ha deciso in tal senso è stata la prima buona notizia dopo la seconda eliminazione consecutiva nella corsa al Mondiale. Ora bisogna ripartire, onorando la gara di domani sera in Turchia, per quanto platonica e inutile sia, ma gli impegni presi vanno onorati, sempre e comunque. Dopodiché, la Nazionale avrà davanti a sé sessantatré giorni prima di tornare in campo per disputare 5 partite in due settimane (Italia-Argentina, 1 giugno, finalissima Uefa-Conmebol; Italia-Germania, 4 giugno, Nations League; Italia-Ungheria, 7 giugno, Nations League; Inghilterra-Italia, 11 giugno, Nations League; 14 giugno, Germania-Italia , Nations League). In questi giorni, le cause del rovescio macedone sono state analizzate in profondità.

Ora il Sistema Calcio deve aiutare Mancini e la Nazionale a rialzare la testa, tenendo bene a mente il quadro attuale, il depauperamento dei vivai che i dati del Cies fotografano con impietosa precisione a pagina 5 e, possibilmente, prendendo a calci la litigiosità dei club che dell’Italia se ne fregano, salvo affermare il contrario. Al neopresidente della Lega, Casini, va concesso il beneficio del noviziato che, tuttavia, dovrebbe evitargli improvvide affermazioni ("Le società di Serie A e i loro giocatori hanno sempre risposto positivamente alla chiamata della Nazionale e sempre lo faranno. La Nazionale è di tutti"). Maddai? Tanto positivamente che già il 14 febbraio, Gravina chiese di rinviare la giornata del 20 marzo per aiutare Mancini. Non se ne fece nulla perché le società erano troppo impegnate a trovare un presidente, eletto l’11 marzo con 11 voti a favore su 20. Così il ct ha avuto a disposizione un allenamento e mezzo per preparare la partita con i macedoni.

In calce ai trionfi di Tokyo, nell’agosto scorso Giovanni Malagò rilanciò la questione dello ius soli che deve essere risolta dalla politica: concerne il diritto alla cittadinanza italiana da riconoscere a chi, figlio di immigrati, nasce e cresce in Italia, com’è doveroso che sia. Enorme è il numero dei ragazzi e delle ragazze che aspettano questo provvedimento da anni. In materia di stranieri, è fuori discussione non si debbano reintrodurre antistoriche e anacronistiche barriere, peraltro in palese violazione del diritto comunitario. Tuttavia, riguardo la lista dei 25, copiare la Premier League è possibile, aumentando da 8 a 12 il numero dei giocatori formati nel club o negli altri vivai, come hanno fatto gli inglesi e riportando a 21 il limite d’età, in Italia surrettiziamente elevato a 22. Ancora: chiedere agli allenatori delle giovanili, meno tattica e più tecnica, privilegiando il talento e non deprimendolo. Nel frattempo, in ogni turno di Serie A, mediamente va in campo il 66% di stranieri. E c’è ancora chi parla di colpo di fortuna quando cita l’Europeo vinto da Mancini che, invece, ha fatto un capolavoro. Ecco perché è l’unico in grado di ricominciare.

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