Ma certo, è ovvio che la scelta del nuovo commissario tecnico della Nazionale sia importante, necessaria e urgente, non fosse altro per questioni pratiche: tocca giocare due partite tra meno di un mese e, prima, diramare le necessarie convocazioni.
Tutto giusto, a patto però di non ricadere nello stesso errore: pensare che il nuovo commissario tecnico sia un taumaturgo salvifico e che basti il suo tocco per far guarire le piaghe del calcio italiano. Ma no che non è così, perché anche Roberto Mancini ha perso il tocco magico dopo la vittoria dell’Europeo e il logoramento di mesi in bilico tra il lancio dei giovani e la garanzia degli anziani.
Ecco, se Mancini ha commesso un errore è stato quello di confondere la selezione maggiore con una selezione sperimentale, con la conseguenza di mettere assieme sconfitte e incertezze che hanno finito per minare le sue sicurezze e, soprattutto, quelle dei vertici federali.
