Spalletti, un’Italia senza leader: a trainarla sarà il gruppo

L’addio di Chiellini, l’assenza di Bonucci e Verratti: è il tempo del ricambio

TORINO - Giacomo Raspadori fu inserito nella lista dei 26 convocati per l’Europeo sebbene non avesse ancora iscritto a ruolo nessuna presenza con la Nazionale maggiore nella quale era stato convocato per la prima volta il 28 maggio 2021, quindi poche settimane prima di comunicare l’elenco definitivo, nel solco delle intuizioni di un Roberto Mancini in quel periodo particolarmente ispirato.

Raspadori fu preferito a Moise Kean in omaggio a una maggiore sintonia con il gruppo e, a posteriori, è risultato poi evidente come anche quel dettaglio abbia aiutato a cementare il gruppo. Del quale, però, facevano parte giocatori di carisma e di esperienza come Giorgio Chiellini, Leonardo Bonucci, Jorginho, Marco Verratti, Lorenzo Insigne e pure Emerson Palmieri che, insieme a Jorginho, era fresco vincitore della Champions League con il Chelsea. Tutta gente, come vedete, che non è più “nel giro” e dunque risulta subito evidente come il rilancio azzurro passi anche e soprattutto di lì: dalla ricostituzione di un gruppo coeso e felice come quello che costruì la magnifica impresa di Wembley.

Dal crollo di Palermo al futuro con Spalletti

Lo sa benissimo lo stesso Spalletti che fin dal primo giorno di raduno ha insistito sui concetti di appartenenza, gioia e responsabilità nei confronti dell’azzurro. Così come tutti i veterani sono concordi nel sostenere come sia proprio quello spirito, soprattutto in assenza di fuoriclasse in squadra, che ti aiuta a uscire dai guai e ad andare oltre i tuoi limiti. E dopo un paio d’anni un po’ così in cui lo scintillio del gruppo si era per lo meno offuscato, in cui le porte di Coverciano
erano diventate girevoli, in cui ci fu il tonfo di Palermo contro la Macedonia con inevitabili ripercussioni sul morale... Ecco: dopo un paio d’anni un po’ così la priorità è quella di cementare un gruppo che si è ringiovanito con gente che deve crescere in fretta per caricarsi sulle spalle la responsabilità azzurra. Raspadori, così, rappresenta il paradigma di questo percorso in cui ha conosciuto in rapida successione l’apice e lo sprofondo: esordì proprio durante l’Europeo (nella gara contro il Galles a “gironcino” già vinto) e fu gettato nella mischia nella notte di Palermo quando il Mondiale scivolò via come sabbia tra le dita.

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Le parole di Raspadori

L’entusiasmo e la positività (al di là delle caratteristiche tattiche poco comuni) rappresentano un quasi un manifesto programmatico: «Ritrovare Spalletti a Coverciano - ha dichiarato l’attaccante ai microfoni Rai - è stata una grandissima emozione per chi l’ha avuto come allenatore, anche solo per un anno come me. A Napoli ha compiuto un percorso fantastico, è una persona che ha tantissima voglia trasmettere le sue idee e di fare bene. Siamo molto felici di ritrovarlo, noi che lo conosciamo ma anche gli altri. Quanto a Mancini non posso che ringraziarlo. Ho raggiunto la Nazionale senza un grande percorso alle spalle: quando ero al Sassuolo la chiamata fu inaspettata, non posso che ringraziarlo per la fiducia e per quello che fatto per i giovani».

E ha confermato, guarda caso, come Spalletti insista sull’aspetto motivazionale: «Il primo concetto che il mister vuole trasmetterci è il forte senso di appartenenza che deve possedere chi ha la fortuna di indossare la maglia azzurra e rappresentare così i colori del nostro Paese». Lui, ma anche Barella, Locatelli, capitan Immobile (la fascia, al di là delle
suggestioni e geopolitiche, in Nazionale va di diritto a chi assomma più presenze) e un ritrovato Chiesa sono tra coloro che più di tutti dovranno contribuire in maniera ancor più sensibile a coltivare questa sensibilità non fossaltro perché sono stati tra i protagonisti di quell’Europeo vinto e le difesa del titolo è sicuramente un surplus nelle motivazioni.

Buffon capo delegazione dell'Italia

E poi c’è Gigi Buffon, capo delegazione non solo per firma: “Sono felice di essere tornato in un ambiente che conosco da trent’anni e se c’è da spendere una parolina lo faccio più che volentieri. Vialli? Non posso pensare di imitarlo: Luca è
stato unico. Sono qui per fare la mia parte essendo me stesso».

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TORINO - Giacomo Raspadori fu inserito nella lista dei 26 convocati per l’Europeo sebbene non avesse ancora iscritto a ruolo nessuna presenza con la Nazionale maggiore nella quale era stato convocato per la prima volta il 28 maggio 2021, quindi poche settimane prima di comunicare l’elenco definitivo, nel solco delle intuizioni di un Roberto Mancini in quel periodo particolarmente ispirato.

Raspadori fu preferito a Moise Kean in omaggio a una maggiore sintonia con il gruppo e, a posteriori, è risultato poi evidente come anche quel dettaglio abbia aiutato a cementare il gruppo. Del quale, però, facevano parte giocatori di carisma e di esperienza come Giorgio Chiellini, Leonardo Bonucci, Jorginho, Marco Verratti, Lorenzo Insigne e pure Emerson Palmieri che, insieme a Jorginho, era fresco vincitore della Champions League con il Chelsea. Tutta gente, come vedete, che non è più “nel giro” e dunque risulta subito evidente come il rilancio azzurro passi anche e soprattutto di lì: dalla ricostituzione di un gruppo coeso e felice come quello che costruì la magnifica impresa di Wembley.

Dal crollo di Palermo al futuro con Spalletti

Lo sa benissimo lo stesso Spalletti che fin dal primo giorno di raduno ha insistito sui concetti di appartenenza, gioia e responsabilità nei confronti dell’azzurro. Così come tutti i veterani sono concordi nel sostenere come sia proprio quello spirito, soprattutto in assenza di fuoriclasse in squadra, che ti aiuta a uscire dai guai e ad andare oltre i tuoi limiti. E dopo un paio d’anni un po’ così in cui lo scintillio del gruppo si era per lo meno offuscato, in cui le porte di Coverciano
erano diventate girevoli, in cui ci fu il tonfo di Palermo contro la Macedonia con inevitabili ripercussioni sul morale... Ecco: dopo un paio d’anni un po’ così la priorità è quella di cementare un gruppo che si è ringiovanito con gente che deve crescere in fretta per caricarsi sulle spalle la responsabilità azzurra. Raspadori, così, rappresenta il paradigma di questo percorso in cui ha conosciuto in rapida successione l’apice e lo sprofondo: esordì proprio durante l’Europeo (nella gara contro il Galles a “gironcino” già vinto) e fu gettato nella mischia nella notte di Palermo quando il Mondiale scivolò via come sabbia tra le dita.

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