TORINO - Non essere specializzati, ma essere speciali. Igor Tudor è stato molto chiaro con i suoi giocatori, e lo sarà sicuramente anche con Jonathan David, che ritroverà soltanto il 24, giorno del raduno. Ecco: non è che ci sia tanto da spiegare al canadese, che tra ruoli e posizioni, tra missioni e consegne, è certamente stato abituato a svariare. In campo come nelle mansioni. Non è uno statico, l’ultimo arrivato. Né potrà esserlo in bianconero, dove la rigidità dei ruoli ormai si è fatta un ricordo lontano. Del resto, anche per questo è tornato presto a essere un’occasione da non perdere: al centro dei ragionamenti c’è sempre stato il suo modo di giocare, molto più dell’incastro da trovare all’interno dell’undici bianconero.
Un po' 9 e un po' 10
Il motivo è facilmente prevedibile: se sta bene, una maglia dal primo minuto non gliela toglie nessuno, nemmeno se dovessero arrivare Osimhen e Kolo Muani insieme. Il top, tra i desideri. Difficili ma non impossibili. Comunque, non un’ossessione quotidiana. Ciò che importa adesso - e importerà soprattutto a Tudor - è avere finalmente la possibilità di variare il fronte offensivo, pur con un solo uomo in più a disposizione, in attesa dell’esterno. Così JD, nel 3-4-2-1 del croato, acquista una duplice valenza e si fa immediatamente fondamentale: può giocare infatti da unica punta con un dieci alle spalle come Yildiz e un centrocampista di qualità come Koopmeiners.
