Lo stadio del Newell’s Old Boys è intitolato a Marcelo Bielsa, allenatore vivo e vegeto nonché in attività, ma questa può sembrarvi una stranezza solo se non conoscete abbastanza il calcio argentino. Ma se aggiungiamo che la Tribuna Ovest dello stesso stadio è intitolata al suo grande amico “Tata” Gerardo Martino, la faccenda inizia a farsi decisamente sudamericana. Bene: stasera il Tata, ex ct dell’Albiceleste dal 2014 al 2016 e attuale ct del Messico, può mandare all’inferno la sua amata Argentina, condannandola a un’eliminazione ai gironi vent’anni dopo quella del 2002, proprio con il Loco Bielsa in panchina. L’ultima Argentina con Messi condividerebbe lo stesso destino Mondiale dell’ultima Argentina senza Messi. Servono altri motivi per guardare Messico-Argentina (ore 20), annunciato psicodramma latino-americano?
Arabia Saudita attesa al varco
Due passi indietro. Messico-Argentina potrebbe risultare ancora più speziata alla luce del risultato di Polonia-Arabia Saudita (ore 14). Contro un avversario anti-climatico, di quelli che se possono sbagliare una partita decisiva state pur certi che la sbaglieranno, i Falconi di Hervé Renard sono attesi al varco da mezzo mondo noi compresi, anche solo per capire se oseranno dare seguito alla loro strategia zemaniana anche contro Lewandowski, uno dei più implacabili predatori sul filo del fuorigioco dell’ultimo quindicennio. A occhio Renard, la cui chioma fluente e il look da Martini Dry a mezzanotte ricordano tremendamente il grande Bruno Metsu ct del Senegal 2002, sembra uno a cui non mancano il fegato e l’ambizione di sistemare economicamente sé stesso e le prossime cinque generazioni in caso di un passaggio agli ottavi che avrebbe del mitologico.
Il video di Renard
Avete visto il video in cui carica la squadra nell’intervallo del match contro l’Argentina (“Non dovete affrontare Messi come se voleste farvi un selfie con lui”)? Un francese di mezza età che arringa in inglese 26 arabi che stanno perdendo 1-0 senz’aver fatto un tiro in porta, poi quelli tornano in campo e vincono 2-1: i Mondiali esistono solo in un mondo fatato e parallelo. Alle 17 la Francia è attesa dalla propria partita del cuore: nel girone aveva la Danimarca sia a Euro 1984 (vinto), sia a Francia ‘98 (vinto), sia a Euro 2000 (vinto), sia a Russia 2018 (vinto). A patto di non perdere, cosa che contro Eriksen e compagni le è capitato due volte su due, a Parigi e a Copenaghen, negli ultimi sei mesi. I milanisti avranno i lucciconi per l’incontro ravvicinato tra Simon Kjaer e Olivier Giroud, ma non trascuriamo che potrebbe essere una specie di ultima chiamata per la Danimarca, all’esordio bella solo negli ultimi venti minuti e forse un po’ bloccata nella testa dopo lunghe settimane di dichiarazioni roboanti. Specialmente se la Tunisia...
Le Aquile di Cartagine
Specialmente se contro l’Australia (ore 11) la Tunisia dovesse andare oltre sé stessa e la sua grama realtà che la vuole sempre eliminata ai gironi, senza nemmeno andarci vicina. Tra le dieci grandi Nazionali africane che negli ultimi quarant’anni si sono alternate sulla scena Mondiale, le Aquile di Cartagine sono gli unici a non aver mai espresso lo straccio di un centravanti di stampo europeo, non diciamo da Champions ma perlomeno da Europa League. Ha condotto a oltranza una filosofia di tatticismo, ruvidità e calci piazzati che non l’ha mai portata da nessuna parte; ma nella prima ora di gioco contro la Danimarca, all’improvviso, pur nel più marmoreo degli 0-0, ci è sembrato che avesse qualcosa di nuovo da raccontare. E poi il suo ct Jalel Kadri è nato a Tozeur, città magica ai margini del Sahara, immortalata da una celebre canzone di Franco Battiato (“passano/ancora lenti/i treni per Tozeur”). Poco lontano c’è il lago salato Chott el Jerid, un posto dove d’estate non è inusuale imbattersi in quel particolare tipo di illusione ottica da deserto chiamata “fatamorgana”. Saranno un miraggio anche gli ottavi?