© APSAlla fine è il Marocco a regnare sul mondo dal trono di Santiago del Cile. La nazionale Under 20 è campione, in attesa di capire se a giugno potrà replicare l’exploit un po’ più a nord nel continente americano e un po’ più su con l’età. Dalla rappresentativa di Mohamed Ouahbi ci sono giocatori che già bussano alla porta della nazionale maggiore, e per certi versi la squadra vista in campo nella rassegna ha ricordato molto, per atteggiamento in campo e cattiveria, quella di Walid Regragui. Entrambe beneficiano del lavoro della federazione su quei ragazzi chiamati ‘figli della diaspora’: sono marocchini, ma non sempre nati in Marocco, in molti hanno un doppio passaporto e sentono il richiamo del paese dei genitori. Fanno parte di un progetto troppo ben avviato per essere chiamato sogno, quello di vedere una nazionale africana vincere un Mondiale. Il Marocco ci è andato vicino in Qatar e con una nazionale sulla carta ancora più forte proverà a vincere quest’anno la Coppa d’Africa, nel 2026 il Mondiale americano. Oltretutto il Mondiale successivo sarà quello di casa, organizzato insieme a Portogallo e Spagna, uno dei paesi nel quale crescono talenti marocchini. Brahim (Díaz), Achraf (Hakimi), ma pensate cosa sarebbe il Marocco se ci fosse anche Lamine Yamal. Fatto sta, che sul calcio il paese sta investendo tantissimo, incontrando anche qualche malumore nella popolazione. Alla vittoria dell’Under 20 (seconda nazionale africana a riuscirci dopo il Ghana nel 2009) sono stati tanti i festeggiamenti, ma con qualche protesta di chi vorrebbe vedere gli stessi investimenti spostati in altri settori utili alla società.
Zabiri, la stella
Il talento made in Marocco Yassir Zabiri ha deciso la finale con una doppietta. Nato a Marrakech e cresciuto nell’Academie Mohammed VI, la scuola calcio alle porte di Rabat in cui i talenti del pallone marocchino si formano e studiano, un po’ sul modello di quel che accade nelle canteras spagnole. Dopo un breve passaggio all’Union Touarga, Zabiri è sbarcato in Europa nel 2024: è attaccante nel Famalicao portoghese, ma il suo nome se lo ricorderanno per un po’ anche in Argentina. Coi capelli platinati, la fasciatura alla mano e un sinistro fatato, fa benissimo il suo anche senza essere proprio Lamine. Un gol su punizione (assegnata dall’arbitro Mariani, che ha diretto bene la finale) e uno su azione orchestrata hanno fatto a fette l’albiceleste tra il 12’ e il 29’ del primo tempo. Gli argentini possono recriminare per una chance colossale capitata a Silvetti nel recupero della prima frazione, con diagonale a lato, ma il Marocco ha dominato per tutto il match e ha pure avuto un’occasione grossa per il tris con Othmane Maamma.
Il CR7 marocchino e la Juve sfumata
Autore dell’assist per Zabiri, il Cristiano Ronaldo marocchino (lo chiamano così) Maamma nato ad Arles, in Francia, ha vinto il premio come miglior giocatore del torneo - quello che due anni fa era stato di Cesare Casadei. Nel 2023, quando ancora giocava nel Montpellier (club dove ha svolto tutta la trafila delle giovanili), l’Equipe rilanciò delle voci di interesse della Juve su di lui come prospetto per la Next Gen. Non se ne fece nulla e l’esterno è ora al Watford. «Avevamo un solo obiettivo: rendere orgoglioso il nostro paese», ha detto dopo aver sollevato il trofeo. Tra le fila del Marocco è stato premiato col Guanto d’oro anche Ibrahim Gomis, il portiere entrato in semifinale con la Francia e decisivo per battere i transalpini e volare in finale - lui, nato a Perpignan e in forza all’Olympique Marsiglia.
