Dall'esordio con i grandi al desiderio di tutti: a chi tocca ora diventare da Juve

La Next Gen sta cambiando, le parole di Chiellini spiegano tutto. E i giovanissimi che provano ad impressionare Brambilla sono tanti...

La Juventus Next Gen ha un posto fisso all’interno dei progetti del club bianconero. Richiede sforzi – economici e non solo -, tutt’altro che banali, ma dall’altra parte della bilancia il piatto con i pro pesa infinitamente di più. La Juve Next Gen, però, è tutt’altro che rigida, anzi. È in continua evoluzione, cambia obiettivi e metodi di lavoro, si plasma in base alle necessità e all’ambiente in cui è inserita. Ne sono esempio concreto le parole del direttore Claudio Chiellini che ha raccontato come, agli albori, ci fosse l’idea del salto di categoria, mentre adesso si predilige il lavoro di crescita individuale.

Next Gen, cosa sta cambiando

C’è un altro cambiamento importante ed evidente nelle ultime stagioni: un ritocco al rialzo dell’età media, dei gruppi squadra più esperti ma che, ugualmente, non rinunciano ad accogliere i talenti più promettenti della Primavera. Come detto, quello della seconda squadra è un progetto giovane e per questo rimodulabile, fluido: affidarsi a giocatori più esperti si è reso necessario nel momento in cui la Juve ha iniziato a rimbalzare tra il girone B e il girone C della Serie C. Campionati tecnicamente più avanti rispetto al girone A e piazze decisamente più calde e impegnative da affrontare.

Brambilla e la scelta su Pagnucco

Ritoccare non significa abdicare al compito di accompagnare i giovani dal campionato Under 20 al professionismo. Nell’ultimo match, contro l’Ascoli, nell’undici titolare schierato da Massimo Brambilla era presente il classe 2006 Filippo Pagnucco. Esterno sinistro, e già capitano della Primavera, è uno dei profili più solidi del settore giovanile. Magari non ruberà l’occhio con l’estetica, ma è quel tipo di giocatore che ogni allenatore desidera avere a disposizione: perché sbaglia poco, corre tanto, recupera palla e si fa trovare pronto in fase offensiva.

© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di Next Gen

Pugno, Pagnucco e la Juve

Nel tentativo di provare a vincere il match del Del Duca, Brambilla ha inserito nell’ultimo scampolo di partita anche Diego Pugno, prima punta anch’egli classe 2006. Si è presentato quest’anno con un borsino di 11 gol segnati la stagione precedente, quella che ha determinato la crescita e il passaggio da giovane acerbo a talento da monitorare. Tra l’altro, entrambi erano stati convocati da Thiago Motta, a Lecce, l’anno scorso, quando la Juventus era in piena emergenza. Tra l’altro, lo stesso Pugno ebbe modo di debuttare in Serie A, un momento che ha impresso nella pelle con un tatuaggio sul braccio che raffigura proprio l’ingresso in campo.

I giovani della Juve Next Gen

Non finisce qui la schiera dei 2006 che vogliono convincere Brambilla, mettersi in mostra e provare a fare il salto. C’è il trequartista Francesco Crapisto: tecnicamente ha qualità impressionanti, deve iniziare a servire più arrosto e meno fumo, la Serie C è una categoria che da questo punto di vista non lascia scampo. C’è il centrocampista Valdes Ngana, cuore e muscoli in mezzo al campo, ma anche una discreta capacità di conduzione e costruzione. Infine, la coppia di centrali formata da Bruno Martinez e il nuovo acquisto Shane van Aarle. Ancora fermo ai box, invece, Gil Puche che ha svolto il pre campionato con la prima squadra ma si è dovuto fermare per un infortunio muscolare. 

© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di Next Gen

La Juventus Next Gen ha un posto fisso all’interno dei progetti del club bianconero. Richiede sforzi – economici e non solo -, tutt’altro che banali, ma dall’altra parte della bilancia il piatto con i pro pesa infinitamente di più. La Juve Next Gen, però, è tutt’altro che rigida, anzi. È in continua evoluzione, cambia obiettivi e metodi di lavoro, si plasma in base alle necessità e all’ambiente in cui è inserita. Ne sono esempio concreto le parole del direttore Claudio Chiellini che ha raccontato come, agli albori, ci fosse l’idea del salto di categoria, mentre adesso si predilige il lavoro di crescita individuale.

Next Gen, cosa sta cambiando

C’è un altro cambiamento importante ed evidente nelle ultime stagioni: un ritocco al rialzo dell’età media, dei gruppi squadra più esperti ma che, ugualmente, non rinunciano ad accogliere i talenti più promettenti della Primavera. Come detto, quello della seconda squadra è un progetto giovane e per questo rimodulabile, fluido: affidarsi a giocatori più esperti si è reso necessario nel momento in cui la Juve ha iniziato a rimbalzare tra il girone B e il girone C della Serie C. Campionati tecnicamente più avanti rispetto al girone A e piazze decisamente più calde e impegnative da affrontare.

Brambilla e la scelta su Pagnucco

Ritoccare non significa abdicare al compito di accompagnare i giovani dal campionato Under 20 al professionismo. Nell’ultimo match, contro l’Ascoli, nell’undici titolare schierato da Massimo Brambilla era presente il classe 2006 Filippo Pagnucco. Esterno sinistro, e già capitano della Primavera, è uno dei profili più solidi del settore giovanile. Magari non ruberà l’occhio con l’estetica, ma è quel tipo di giocatore che ogni allenatore desidera avere a disposizione: perché sbaglia poco, corre tanto, recupera palla e si fa trovare pronto in fase offensiva.

© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di Next Gen
1
Dall'esordio con i grandi al desiderio di tutti: a chi tocca ora diventare da Juve
2
Pugno, Pagnucco e la Juve