Quando Zhang cenò da Agnelli

Quando Zhang cenò da Agnelli© www.imagephotoagency.it

«Ho grande rispetto e stima per Steven Zhang. Abbiamo discusso dell’epidemia un paio di settimane fa, quando è venuto a cena casa mia. L’economia sarà colpita profondamente, speriamo che la situazione sia contenuta e risolta». Era il 5 marzo scorso quando Andrea Agnelli pronunciò queste parole a Londra, teatro del Business Football Summit organizzato dal Financial Times. La pandemia era agli albori nel nostro Paese, ma già picchiava duro e, lo ricorderete, in ambito calcistico il dibattito verteva sul tema: fermarsi o no. L’8 marzo, a Torino, si giocò Juve-Inter a porte chiuse. L’indomani, a Reggio Emilia, dopo Sassuolo-Brescia calò il sipario sul campionato. Ma nella cena a casa sua, l’ex più giovane presidente della Serie A (quando si insediò, nel 2010, Andrea aveva 34 anni) trovò la conferma di quanto profonda e reciproca fosse la stima per il più giovane collega della Serie A (Steven ha 28 anni, ne compirà 29 il 28 dicembre: quando è stato nominato al vertice dell’Inter, il 26 ottobre 2018, ne aveva ventisei). E quando, il 10 settembre 2019, Zhang è stato eletto nel consiglio dell’European Club Association (Eca), diventando il primo esponente cinese a farne parte, il primo a congratularsi è stato proprio il suo ospite torinese, convinto sia essenziale per il calcio italiano che le due squadre milanesi tornino a esserne protagoniste ai massimi livelli.

Rispetto al Milan, l’Inter sta bruciando i tempi: sono lì a dimostrarlo la prima finale europea conquistata in modo eclatante, dieci anni dopo l’ultima, quindici giorni dopo il secondo posto in campionato guadagnato a 82 punti, uno solo in meno rispetto alla Juve; la miglior difesa del torneo e, Conte dixit, «con tante statistiche migliori dei bianconeri». Come a dire che, dalla Germania, il messaggio interista spedito in direzione Torino è forte e chiaro, indipendentemente dall’esito della finale di Colonia con il Siviglia. Nel primo anno milanese, Conte ha ricalcato il copione che mise in scena nel primo anno da allenatore della Juve, mancando di un solo punto l’obiettivo tricolore, ma portando l’Inter in una finale europea, sull’onda di una crescita di squadra risultata esponenziale in quest’estate così anomala e così gratificante per il club di Zhang. Fra un mese esatto scatterà il nuovo campionato: è evidente quanto quest’Inter si candidi sin d’ora al ruolo di prima antagonista dei campioni in carica. L’operazione Hakimi, il riscatto di Sanchez, la sagoma di Tonali che si staglia sempre più all’orizzonte di Appiano: segnali di un’ambizione inequivocabile E il bello deve ancora venire.

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