Il professor Mario Luigi Torsello, in quell’Università del Salento dove tiene un corso in Diritto e Management dello Sport, nella giornata di ieri si è preso la briga di affrescare capisaldi e peculiarità della giustizia sportiva. Un esercizio prezioso per fissare alcuni paletti, a maggior ragione in un momento storico in cui la materia è di strettissima attualità. Ma non l’occasione per smorzare le polemiche che, dal tardo pomeriggio di un giorno di fine gennaio in cui la classifica della Juventus è stata gravata da 15 punti di penalizzazione, agitano le acque del calcio nostrano. Anche perché il professor Mario Luigi Torsello altri non è che il giudice Mario Luigi Torsello, presidente di quella Corte d’Appello Federale che ha misurato la sanzione ai danni del club bianconero inasprendo l’iniziale richiesta del procuratore federale Giuseppe Chiné.
Il magistrato, nel corso del suo intervento davanti agli studenti, ha sottolineato in primo luogo l’autonomia e le tipicità che contraddistinguono la natura della giustizia sportiva. E come queste vengano accettate dalle parti in causa «come atto spontaneo di adesione alla comunità sportiva. Ogni interessato, insomma, accetta la soggezione agli organi interni di giustizia. E, accanto a questo, si pone il vincolo di giustizia, che fonda l’autonomia dell’ordinamento sportivo sia per la competenza del giudice che per garantire la rapidità delle controversie». E proprio il concetto di rapidità, con tutti gli effetti che ne conseguono, ha fatto storcere il naso a chi ha ascoltato la lezione di Torsello. E ai tifosi della Juventus un po’ di più, se non altro per le implicazioni che ne derivano in un’attualità stritolata tra la decisione sul filone plusvalenze e l’atteso verdetto sulle manovre stipendi.