Niente da fare. Dopo Juve e Frosinone, il Toro infila il terzo 0-0 nelle ultime 4 partite, conferma di non sapere più né segnare né vincere, galleggia al decimo posto, terra delle ambizioni svanite e del cabotaggio mediocre di una squadra le cui buone intenzioni europee sono diametralmente opposte al rendimento di una stagione sempre più noiosa e inconcludente. Anche il Bologna ha registrato il terzo 0-0 (Frosinone, Monza, Torino), ma nell'arco delle ultime cinque partite, inframezzate dalla grande vittoria di Roma e dall'1-1 interno con l'Udinese. La squadra di Motta è in frenata, com'è naturale che sia, dopo una stagione vissuta pancia a terra, però è quarta in classifica, a una lunghezza dalla Juve: adesso le occorrono 5 punti nelle ultime tre giornate (Napoli in trasferta, Juve in casa, Genoa in trasferta) per avere l'aritmetica certezza della storica qualificazione alla Champions League.
La partita dell'Olimpico Grande Torino è stata la sintesi della buona volontà granata contrapposta alla solidità felsinea. Il Toro si è reso più pericoloso (traversa di Sanabria, gran parata di Skorupski su Ilic), tuttavia non è guarito dalla pareggite acuta che l'affligge (nona spartizione dei punti dall'inizio del torneo).
Torino, tante partite senza subire gol ma...
E nemmeno possono consolare più di tanto i tifosi le tante partite concluse con la porta inviolata: piacciono agli statistici, ma sterilizzano ogni ambizione. È vero che, rispetto alle deludenti esibizioni con il Frosinone e l'Inter, della quale è stata convitata di pietra alla festa scudetto, almeno un passo avanti c'è stato, quanto a orgoglio e vivacità. Si dirà: ci voleva poco. Peccato non bastino per rimpolpare le minuscole speranze di Conference in un gruppo al quale Juric non è riuscito a trasmettere un gioco degno di questo nome. Nel settantacinquesimo anniversario della scomparsa, che il Grande Torino ancora una volta perdoni gli epigoni del terzo millennio. Così grigio, così urticantemente lontano dall'empireo degli Immortali.