Inter, un uomo solo al comando. È Lautaro Martinez

Il titolo mondiale ha galvanizzato il centravanti che sta vivendo una stagione sempre più brillante (35 presenze, 17 gol) e, soprattutto, si è guadagnato i galloni di capitano sul campo e nello spogliatoio. Dimostrando di essere diventato il leader della squadra anche per il modo con il quale ha difeso Dumfries dalle critiche di una parte della tifoseria. E, ciò che conta ancora di più, l'argentino, alla quinta stagione consecutiva in nerazzurro, si sente legato a doppio filo a club di Suning.

Un capitano è tale non soltanto perché indossa la fascia, ma perché lo dimostra sul campo, per il modo in cui gioca, per l'attaccamento alla maglia, per il rapporto instaurato con la sua squadra e con i suoi tifosi. Anche da quando difende un compagno dalle critiche degli stessi, ritenendole ingiuste ed esagerate. Sotto tutti questi aspetti, Lautaro Martinez è una garanzia assoluta per Simone Inzaghi. Il venticinque attaccante argentino sta vivendo una stagione sempre più brillante, la quinta consecutiva a Milano. Galvanizzato dal titolo mondiale conquistato in Qatar con l'Argentina, lusingato dal segno del comando che la società gli ha consegnato, una volta definitivamente assodato che Skriniar a fine stagione lascerà l'Inter per il Psg, Lautaro segna a ripetizione (sinora 35 presenze e 17 gol fra campionato e coppe, di cui 14 in campionato, già uno in in più rispetto all'anno dello scudetto). Oltre a questo, egli si è guadagnato la leadership della squadra in virtù di una serietà professionale, di una determinazione ferrea e di una personalità sempre più spiccata.

La leadership di Lautaro Martinez

L'ha mostrata una volta di più nella partita con il Lecce: dopo avere segnato su assist servito da Dumfries, sino a quel momento bersagliato da fischi ingenerosi, è andato ad abbracciarlo e ha invitato la curva ad applaudirlo. Bel gesto, segnale di autorevolezza e di carisma che Martinez ha imposto giocando come i tifosi desidererebbero giocasse sempre un loro calciatore: dando l'anima dall'inizio alla fine della partita. Il rispetto di cui gode è figlio anche della schiettezza che, in calce alla sconfitta di Bologna, l'aveva indotto ad affermare: "Così non andiamo da nessuna parte, dobbiamo cambiare e trovare più continuità. Avevamo disputato un'ottima partita in Champions League, contro il Porto; poi arriviamo a Bologna belli carichi poiché la vittoria con i portoghesi ci aveva dato più energia, ma giochiamo male. Il Bologna ha fatto meglio di noi e ha vinto giustamente la partita. Dobbiamo avere maggiore continuità, andare in campo come abbiamo contro il Porto. Il terreno di gioco? Era brutto per tutti. Il tempo? Idem". Questo si chiama parlare chiaro e la chiarezza paga sempre. Dopodiché, l'Inter ha battuto il Lecce: uno a zero di Mkhitaryan, raddoppio di Lautaro. E di chi, sennò?

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