I numeri non sono tutto, ma - nel caso di Lautaro Martinez - sono straordinari. A Bergamo il Toro ha segnato il 12° gol in un campionato in cui viaggia alla media siderale di 1,06 a partita. Il che rimanda a paragoni che sono già storia, ovvero alle annate record di Gonzalo Higuain (2015-2016 con il Napoli) e Ciro Immobile (2019-20 con la Lazio allenata da un certo... Simone Inzaghi). I due avrebbero chiuso il torneo a 36 gol, record per la Serie A. L’argentino dell’Inter, in base alla proiezione fatta sulle 11 giornate, potrebbe arrivare a 41. Una cifra da fantacalcio? Forse, ma va pure sottolineato come Immobile, dopo lo stesso numero di partite giocate era a 13 gol - quindi aveva segnato più dell’interista - mentre Higuain aveva realizzato “appena” 8 gol. Dati che comunque impallidiscono rispetto ai 19 gol segnati nelle prime 11 partite del campionato1958/59 da Antonio Valentín Angelillo che, alla fine, ne avrebbe segnati 33 in 33 partite, un primato battuto oltre mezzo secolo dopo da Higuain e da Immobile.
Il potere della fascia
L’exploit di Martinez non è un fuoco fatuo, ma il risultato di un percorso di crescita che ha trovato compimento con la vittoria mondiale a Doha: dal Qatar è tornato un altro Lautaro, più consapevole della propria forza, ancora più “cattivo” sotto porta e capace (finalmente) di gestire pure con serenità i momenti in cui la palla non vuole entrare. Merito anche della decisione di consegnargli la fascia da capitano rimasta vacante dopo l’addio di Samir Handanovic: avere ottenuto i gradi ha responsabilizzato ancora di più il Toro che vive come una missione l’idea di poter vincere il titolo della seconda stella per l’Inter. Lui, pure a Bergamo, ha detto di non interessarsi ai primati personali, però fa specie vedere che nel 2023 soltanto Harry Kane ha segnato di più (30 gol contro i 26 dell’argentino) e che Lautaro, nella classifica dei bomber nerazzurri di tutti i tempi ha messo ormai bene al centro del mirino Bobo Vieri e, soprattutto, Mauro Icardi. Superare i 124 gol segnati dall’amico che gli aveva fatto da angelo custode nei primi tempi nerazzurri sarebbe doppiamente significativo. In primis perché Icardi era stato l’ultimo capitano argentino dell’Inter, inoltre perché sarebbe il compimento un grande volo spiccato proprio quando il club decise di togliere la fascia a Maurito, di fatto, avviando le pratiche per il suo divorzio dall’Inter.