Inzaghi con Pavard raddoppia Bastoni. E Benjamin è un “vincente seriale”

Il tecnico voleva un giocatore eclettico capace di spingere e difendere al tempo stesso. La squadra ora attacca a destra e a sinistra con sincronismi simili: quindi risulta più imprevedibile

MILANO - La fotografia del miglior attacco unito alla miglior difesa della Serie A, primati sublimati dalla miglior differenza reti dei principali campionati europei, è in due istantanee del derby d’Italia di domenica sera. Benjamin Pavard salva nella propria area con un intervento decisivo per stoppare la grande occasione di Vlahovic, poi sforbicia in quella avversaria con una mezza rovesciata che forza l’autogol di Gatti per anticipare Thuram. Raramente capita di vedere nella stessa partita un difensore alle prese con un repertorio tanto universale. Anche così si spiegano i 51 gol fatti ed appena 10 subiti dall’Inter in 22 partite di campionato.

Inzaghi e la richiesta Pavard

Una fantascientifica differenza reti di +41: differenziale avvicinato solo dal +38 del Bayer Leverkusen al comando della Bundesliga. D’altronde è per costuire un rendimento simile che Simone Inzaghi ha voluto fortemente Pavard in estate, privilegiandolo addirittura all’ingaggio di un altro attaccante che in quel momento sembrava la scelta più logica. Quasi paradossale per un ex centravanti, ma perfettamente funzionale alle idee dell’allenatore piacentino. Inzaghi voleva un giocatore eclettico capace di spingere e difendere al tempo stesso grazie al suo passato di terzino destro, poi trasformato anche in centrale-laterale di una difesa a tre. Sono le stesse caratteristiche di Darmian, esibite al meglio nella scorsa stagione. Ma serviva un innesto dotato di ancora maggiore qualità offensiva.

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Pavard, il palmares

Con Pavard l’Inter può duplicare a destra il doppio lavoro di Bastoni a sinistra. Così cresce l’imprevedibilità della manovra nerazzurra che ora può sviluppare questo Tetris di sovrapposizioni su entrambe le corsie. Poi c’è un altro elemento legato al curriculum del francese: la propensione alla vittoria. Decisiva per Inzaghi e Beppe Marotta per migliorare la propensione al successo del gruppo. L’ex Bayern Monaco aveva in bacheca 4 scudetti tedeschi, una Coppa di Germania, 3 Supercoppe tedesche, una Champions League, una Supercoppa europea a una Coppa del Mondo per club, oltre a Mondiale e Nations League con la Francia.

Inter, la possibilità Azpilicueta

La stessa considerazione aveva spinto il club nerazzurro a indirizzare le sue attenzioni in precedenza su Cesar Azpilicueta: lo spagnolo (anche lui in grado di giocare da esterno e centrale) aveva conquistato 13 trofei tra Chelsea e Olympique Marsiglia. Il suo ingaggio aveva il vantaggio di poter essere concretizzato a parametro zero. Alla fine Azpilicueta ha scelto l’Atletico Madrid che sarà avversario dell’Inter negli ottavi di Champions League (ma l’ex Chelsea è fermo dopo l’operazione al menisco). Così è arrivato Pavard seguito da tempo dall’Inter. È costato 32 milioni ma ha sette anni in meno di Azpilicueta. E vola da un’area all’altra per fare magie decisive.

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MILANO - La fotografia del miglior attacco unito alla miglior difesa della Serie A, primati sublimati dalla miglior differenza reti dei principali campionati europei, è in due istantanee del derby d’Italia di domenica sera. Benjamin Pavard salva nella propria area con un intervento decisivo per stoppare la grande occasione di Vlahovic, poi sforbicia in quella avversaria con una mezza rovesciata che forza l’autogol di Gatti per anticipare Thuram. Raramente capita di vedere nella stessa partita un difensore alle prese con un repertorio tanto universale. Anche così si spiegano i 51 gol fatti ed appena 10 subiti dall’Inter in 22 partite di campionato.

Inzaghi e la richiesta Pavard

Una fantascientifica differenza reti di +41: differenziale avvicinato solo dal +38 del Bayer Leverkusen al comando della Bundesliga. D’altronde è per costuire un rendimento simile che Simone Inzaghi ha voluto fortemente Pavard in estate, privilegiandolo addirittura all’ingaggio di un altro attaccante che in quel momento sembrava la scelta più logica. Quasi paradossale per un ex centravanti, ma perfettamente funzionale alle idee dell’allenatore piacentino. Inzaghi voleva un giocatore eclettico capace di spingere e difendere al tempo stesso grazie al suo passato di terzino destro, poi trasformato anche in centrale-laterale di una difesa a tre. Sono le stesse caratteristiche di Darmian, esibite al meglio nella scorsa stagione. Ma serviva un innesto dotato di ancora maggiore qualità offensiva.

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