“Diciamo 9 e mezzo…”: Marotta e la conta sugli Scudetti Inter e Juve

L'amministratore delegato nerazzurro ha parlato al termine del derby vinto contro il Milan, che ha permesso alla squadra di Inzaghi di conquistare aritmeticamente lo Scudetto

MILANO - "È stato emozionante, coinvolgente, adrenalinico... Fino a 5 minuti dalla fine il Milan poteva pareggiare. Io vorrei fare le dediche: per prima cosa al nostro presidente Stevan Zhang, ha sofferto a distanza. Poi ai tifosi, straordinari, quelli che erano a San Siro e quelli che stanno festeggiando in giro. Poi ai leader del gruppo: in primis Inzaghi, grandi meriti a lui che ha plasmato la squadra. Poi ai giocatori e ai membri della società che hanno supportato il gruppo". Sono le parole, ai microfoni di Sport Mediaset, dell'amministratore delegato dell'Inter Giuseppe Marotta dopo la conquista dello Scudetto, grazie al successo ottenuto nel derby.

Il modello Inter

"Il nostro è un modello che si è rivelato vincente. È composto da valori importanti come senso di appartenenza e cultura del lavoro. Io poi ho bravissimi collaboratori come Ausilio e Baccin e abbiamo messo a disposizione giocatori importanti a un allenatore che gli ha dato la mentalità giusta. Nello sport i cicli prima o poi finiscono, ma secondo me questo nostro è a metà strada. C'è ancora molto da fare. Il rammarico è essere usciti così dalla Champions, mentre il campionato lo abbiamo meritato, è stato frutto della cultura del lavoro e del senso di appartenenza dello zoccolo duro dei giocatori italiani che abbiamo", prosegue Marotta.

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Sul futuro

"Io sono a disposizione dell'Inter finche l'Inter avrà voglia. Nel 2027 avrò 70 anni, forse sarà giusto passare il testimone. Ma mi sento giovane, mi sento adrenalinico, ho ancora voglia di regalare agli interisti qualcosa di importante. Come si migliora questa Inter? I miglioramenti ci sono sempre, ma anche all'interno dei giocatori stessi della rosa. Ci sono calciatori che hanno trovato poco spazio e che secondo me col tempo ne troveranno sempre di più. Noi dobbiamo perseguire il valore della sostenibilità, con un occhio agli aspetti sportivi e a quelli finanziari. Questo però tocca tutte le grandi società in Italia, la nostra forza è quella di avere coraggio. Quest'anno ne abbiamo cambiati 12 trovando le giuste sostituzioni, quindi avanti così", aggiunge Marotta.

Sullo Scudetto

"Lo Scudetto più bello? Non dico quello più sofferto, perché abbiamo fatto la lepre per tanto tempo. Ma è bello per lo straordinario traguardo della seconda stella che è coinciso. C'erano molte pressioni da gestire e lo abbiamo fatto, anche grazie alla risposta dei giocatori. Ce lo vogliamo godere.  Ho sentito Zhang? Certo, era molto contento. 10° Scudetto personale tra Juve e Inter? Diciamo 9 e mezzo... Io sono andato via dalla Juventus a metà ottobre. Se nei conteggi considerate anche quello allora sono 10. Sono io il segreto? No, il calcio è caratterizzato da regole precise. Basta rispettarle, poi i risultati vengono", conclude Marotta.

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MILANO - "È stato emozionante, coinvolgente, adrenalinico... Fino a 5 minuti dalla fine il Milan poteva pareggiare. Io vorrei fare le dediche: per prima cosa al nostro presidente Stevan Zhang, ha sofferto a distanza. Poi ai tifosi, straordinari, quelli che erano a San Siro e quelli che stanno festeggiando in giro. Poi ai leader del gruppo: in primis Inzaghi, grandi meriti a lui che ha plasmato la squadra. Poi ai giocatori e ai membri della società che hanno supportato il gruppo". Sono le parole, ai microfoni di Sport Mediaset, dell'amministratore delegato dell'Inter Giuseppe Marotta dopo la conquista dello Scudetto, grazie al successo ottenuto nel derby.

Il modello Inter

"Il nostro è un modello che si è rivelato vincente. È composto da valori importanti come senso di appartenenza e cultura del lavoro. Io poi ho bravissimi collaboratori come Ausilio e Baccin e abbiamo messo a disposizione giocatori importanti a un allenatore che gli ha dato la mentalità giusta. Nello sport i cicli prima o poi finiscono, ma secondo me questo nostro è a metà strada. C'è ancora molto da fare. Il rammarico è essere usciti così dalla Champions, mentre il campionato lo abbiamo meritato, è stato frutto della cultura del lavoro e del senso di appartenenza dello zoccolo duro dei giocatori italiani che abbiamo", prosegue Marotta.

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