Inter, la Pinetina è un caso. Naming right gonfiato? City sotto inchiesta

Via Suning e la valutazione di 16 milioni di Zhang, entra Bper con un'offerta che non arriva neanche al 20% del precedente valore di mercato a bilancio...

MILANO - L'Inter è ormai americana e la Cina scompare da tutto quello che è nerazzurro. Centro sportivo compreso. Quella che tutti, da sempre, chiamano "Pinetina", che nei primi 2000 era stata intitolata, in modo assai giusto, ad Angelo Moratti (che quel centro aveva costruito negli Anni 60), fino a qualche giorno fa portava il nome di Suning, l'azienda della famiglia Zhang, ormai ex proprietaria del club nerazzurro. Presto potrebbe essere intitolata a Bper, il gruppo bancario che sta chiudendo la trattativa con l'Inter per mettere il suo nome alla struttura dove i campioni d'Italia si allenano e preparano le partite.

Cifre in caduta libera

Quello che, tuttavia, stupisce sono le cifre: perché Suning, nel 2016, aveva stipulato un contratto da 16,5 milioni all'anno per il "naming right" della Pinetina. Un contratto che, attraverso vari bonus, aveva toccato i 23 milioni (nel 2019) e si era attestato sempre vicino ai 20 milioni. Ora, se le indiscrezioni si dovessero rivelare giuste, Bper pagherà una somma intorno ai 3 milioni di euro all'anno. Un salto indietro davvero notevole e, peraltro, non giustificato da una svalutazione del brand interista che, anzi, con la finale di Champions della scorsa stagione e il ventesimo scudetto vinto quest'anno, ha sicuramente aumentato il valore del marchio.

Qual è, dunque, il reale valore del naming right della Pinetina? Il naming right dello stadio e del centro sportivo, per esempio, era (ed è) uno dei problemi giudiziari che sta affrontando il Manchester City, perché nei regolamenti Uefa le sponsorizzazioni che arrivano dalla proprietà non sono vietate, ma devono essere in linea con le cifre di mercato.

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