
MILANO - La botta è stata forte, anche perché inaspettata. E le proporzioni della sconfitta allarmanti, considerato che l’Inter in Serie A non perdeva con tre gol di scarto dal 19 maggio 2019 (4-1 a Napoli) quando in panchina c’era ancora Luciano Spalletti, che pure giovedì era allo stadio, ma in tribuna nelle vesti di commissario tecnico. Detto questo, non va dimenticato come l’Inter, prima degli sculaccioni presi dalla Fiorentina, era reduce da 13 vittorie e 4 pareggi (contro Juve, Napoli, Bologna e Milan) seguiti al primo ko in campionato, nel derby d’andata del 22 settembre. E, siccome la stracittadina vale come impegno in trasferta soltanto per gli statistici, si presentava al Franchi forte di otto vittorie negli ultimi otto viaggi lontano da Milano. Per chiudere il cerchio va detto che l’Inter sta facendo corsa contro un avversario, ovvero il Napoli di Antonio Conte, che non ha altri impegni fuorché il campionato, il che - guardando il bicchiere in ottica nerazzurra - va tenuto in conto anche per spiegare il black-out dell’altra sera.
Inter svuotata
Mentre Conte stappava spumante davanti alla tv, Simone Inzaghi prendeva tutte le colpe per la sconfitta, anche quelle non sue visti i clamorosi errori dei singoli su tutti i gol segnati dalla Fiorentina, a cui va aggiunta la rete del possibile 2-1 che si è divorato Marko Arnautovic, quando - in linea teorica - con sei minuti di recupero ci sarebbe stato modo anche di tentare di riacciuffare la partita. Il fatto che i giocatori entrati negli ultimi venti minuti abbiano fatto anche peggio dei titolari, dimostra come la squadra sia arrivata all’appuntamento svuotata di energie più mentali che fisiche: d’altronde l’Inter ha prodotto uno sforzo enorme per recuperare il derby e, prima ancora, aveva giocato una mezzora mostruosa per risolvere senza affanni la pratica Monaco (arrivando quarta nel maxi-girone di Champions, unica italiana che ha conquistato direttamente il pass per gli ottavi, altro fattore da considerare).
Accumulo di scorie
Un accumulo di scorie che neanche il turnover poteva evitare, tra l’altro in una settimana che l’Inter avrebbe avuto libera ovviamente se non si fosse reso necessario recuperare la sfida con la Fiorentina inizialmente collocata il 1 dicembre. A Inzaghi non era andato giù pure l’orario (avrebbe voluto giocare alle 18.30 per rincasare entro la mezzanotte) anche perché ben sapeva quanto sia importante il recupero in una tranche di stagione dove il calendario certo non aiuta: da brivido, in tal senso, la settimana che prevede la sfida con la Lazio in Coppa Italia seguita dalla trasferta al Maradona: in una manciata di giorni l’Inter si giocherà due obiettivi stagionali.