MILANO - Per Simone Inzaghi domani può essere festa doppia: in un colpo solo l’allenatore può tagliare il traguardo delle 200 partite in nerazzurro, brindando alla conquista dei quarti di finale di Champions (dopo lo 0-2 a Rotterdam, la festa è già apparecchiata). A rendere tutto molto straordinario, i 132 successi ottenuti in 199 partite giocate, con una percentuale di vittorie pari al 66,33%: nessuno nella storia del club - tra gli allenatori con almeno cento panchine all’attivo - ha fatto meglio. Antonio Conte, secondo con 64 in 102, si è fermato al 62.75%, mentre a completare il podio c’è José Mourinho con 67 vittorie in 108 gare (62.03%). A rendere straordinario il dato di Inzaghi il fatto che l’Inter, anche in questa stagione, sia ancora in lotta su tutti i fronti ma il dato che più ha colpito l’immaginario dei direttori sportivi delle grandi del continente è il solo gol subìto finora in Champions, nel ko a Leverkusen (rete - come ha giustamente ricordato Inzaghi -, nata da un angolo che non c’era perché l’azione che l’ha preceduta era viziata da un netto fuorigioco non fischiato).

Premier su Inzaghi
Inzaghi ha presentato in Europa un 3-5-2 monolitico, con una fase difensiva che non ha avuto uguali, bloccando sullo 0-0 in casa il Manchester City (quando la crisi era ancora lontana) e anestetizzando l’attacco dell’Arsenal, facendo perfino sembrare sterili le altrove pericolosissime situazioni da palla inattiva architettate da Arteta con il suo staff. Esempi, quelli legati alle fatiche di City e Arsenal contro l’Inter per nulla casuali perché, proprio come un anno fa, il nome di Inzaghi è ben presente nei dossier di chi - Manchester United e Tottenham in primis - a latitudini inglesi sembra pronto a mettere in pratica l’ennesima rivoluzione in panchina. Inzaghi, un anno fa, giurò amore all’Inter ottenendo però soltanto un rinnovo annuale (fino al giugno 2026) rispetto a quello in scadenza a giugno e, dodici mesi dopo, a fine stagione saremo ancora in una situazione simile, considerato che Inzaghi si ritroverà sempre con un solo anno di contratto in essere. Con i fondi americani - visto quanto sta accadendo pure a latitudini rossonere - il rischio è che gli allenatori debbano abituarsi a vivere da precari e di certo Inzaghi, come più volte detto, non ha problemi a lavorare addirittura con un contratto in scadenza. Questo, però - di riflesso, può prestare il fianco a chi può proporre nuove avventure all’allenatore in quella che è “l’Nba” del calcio. Per ragionare sul futuro ci sarà tempo - e Inzaghi, tra l’altro, mai ha prestato il fianco a corteggiamenti - considerato che l’attualità porta alla pratica da completare con il Feyenoord per tornare nel G8 d’Europa da cui l’Inter una stagione fa fu estromessa soltanto ai rigori dall’Atletico Madrid. Un risultato che porterebbe in cassa, quasi cento milioni garantiti dalla Uefa. Che, non varranno come un trofeo, ma sono ossigeno puro per i club.