© Foto LiveraniGENOVA - E sono quattro. La Juventus conquista il quarto scudetto consecutivo con quattro giornate di anticipo che ora serviranno come allenamento per la Champions League e la finale di Coppa Italia. E’ lo scudetto che arriva prima di tutti: alla 34ª giornata, dopo che i tre di Conte erano arrivati rispettivamente alla 37ª, alla 35ª e alla 36ª. Dettagli di gloria. Adesso ci sarà tempo per pensare alle Coppe (Champions e Italia), ma per una serata è gioia e celebrazione. Il 33° titolo sul campo arriva al termine di una partita combattuta e divertente, contro una Sampdoria che lotta fino alla fine per coltivare il sogno europeo e che viene sconfitta dalla velenosa determinazione della Juventus, che timbra il titolo quasi con violenza, dopo qualche minuscola incertezza dell’ultimo mese. E’ scudetto, dunque: firmato da Vidal, uno dei protagonisti più tormentati della stagione e per questo ancora più contento e orgoglioso del quarto tricolore. E’ scudetto non vinto, ma stravinto.
SUPERIORITA’ TOTALE - La schiacciante superiorità della Juventus può dare l’illusione ottica di un campionato senza avversari. Ma sarebbe un’analisi frettolosa e ingenua ridurre le ragioni del dominio bianconero alla mancanza di reali antagonisti. Perché allora non si spiegherebbe la presenza di due squadre del nostro campionato su quattro in semifinale di Europa League e del fatto che la stessa Juventus si giocherà martedì la semifinale di Champions. La Juventus è la più forte in un campionato competitivo, come dimostrano i risultati in Europa. La Premier avrà più glamour e la Liga potrà mettere in vetrina i due giocatori più forti del mondo, ma la Serie A è meno peggio di quanto noi italiani, abituati a svilirci, pensiamo. E la schiacciante superiorità della Juventus sta, soprattutto, nella grande capacità di concentrazione dei suoi giocatori. A parità di campioni, i bianconeri hanno garantito nel corso degli ultimi quattro anni, la continuità di risultati indispensabile a vincere il campionato. Non mollando mai nei momenti cruciali, accumulando punti nei momenti di massima forma, non sottovalutando mai gli avversari e tenendo un rendimento spaventoso nello Juventus Stadium, sempre di più casa degli scudetti.
POKER - Quattro scudetti, quattro sapori diversi. Fortissimo il primo, arrivato dalle macerie del post Calciopoli grazie al lavoro eccezionale di Antonio Conte. Bellissimo il bis, arrivato anche grazie all’estrema solidità del club che ha retto l’impatto della squalifica del tecnico. Straordinario il tris, con il volto di un campione come Tevez. E il quarto è un perfetto mix degli altri tre, frutto dell’eccellenza in tutti i settori: da quello dirigenziale (che in estate ha gestito la crisi Conte) a quello tecnico (Allegri ha saputo dirigere i lavori con intelligenza e umiltà), passando per una squadra che ha dimostrato di avere non solo il talento, ma anche la maturità per dominare, senza stancarsi mai di vincere.
LA PARTITA - La partita è intensa. La Juventus ha fretta di vincere e viene trascinata da Llorente, smanioso di conquistarsi una maglia da titolare per la partita con il Real, e da Sturaro che sente aria di derby e combatte su ogni pallone con veemenza e determinazione. La Samp si difende con ordine, si affaccia in contropiede qualche volta, ma di occasioni nitide non se ne registrano. Sul fronte juventino si discingono anche un indemoniato Marchisio e un Pereyra molto vivace (e vicino al gol), mentre Tevez non sembra voler forzare il ritmo. Ma basta la cocciutaggine agonistica della Juventus per sbloccare il risultato: al 32’ cross di Lichtsteiner, saltano a centro area Lllorente e dietro di lui Vidal, lasciati colpevolmente soli dai centrali blucerchiati: è il cileno che acchiappa la palla e di testa scavalca Viviano, non impeccabile nell’uscita. Uno a zero sostanzialmente giusto e consacrato dall’ultimo quarto d’ora del primo tempo, con la Samp che attacca, la Juventus che controlla senza patemi e risulta ancora pericolosa quando si affaccia nella metà campo avversaria. Nella ripresa la Juventus non molla, Tevez sfiora il gol e appare più vivace. La Samp risponde con grinta e Bergessio, entrato al posto di Rizzo, sfiora il pari (salvifico Bonucci con un salvataggio monumentale). Nel finale Allegri preserva Tevez (entra Morata al suo posto) e la squadra gestisce il vantaggio, fino al grido finale, che sfuma presto nel chiodo fisso: «E ora il Real».
SUPERIORITA’ TOTALE - La schiacciante superiorità della Juventus può dare l’illusione ottica di un campionato senza avversari. Ma sarebbe un’analisi frettolosa e ingenua ridurre le ragioni del dominio bianconero alla mancanza di reali antagonisti. Perché allora non si spiegherebbe la presenza di due squadre del nostro campionato su quattro in semifinale di Europa League e del fatto che la stessa Juventus si giocherà martedì la semifinale di Champions. La Juventus è la più forte in un campionato competitivo, come dimostrano i risultati in Europa. La Premier avrà più glamour e la Liga potrà mettere in vetrina i due giocatori più forti del mondo, ma la Serie A è meno peggio di quanto noi italiani, abituati a svilirci, pensiamo. E la schiacciante superiorità della Juventus sta, soprattutto, nella grande capacità di concentrazione dei suoi giocatori. A parità di campioni, i bianconeri hanno garantito nel corso degli ultimi quattro anni, la continuità di risultati indispensabile a vincere il campionato. Non mollando mai nei momenti cruciali, accumulando punti nei momenti di massima forma, non sottovalutando mai gli avversari e tenendo un rendimento spaventoso nello Juventus Stadium, sempre di più casa degli scudetti.
POKER - Quattro scudetti, quattro sapori diversi. Fortissimo il primo, arrivato dalle macerie del post Calciopoli grazie al lavoro eccezionale di Antonio Conte. Bellissimo il bis, arrivato anche grazie all’estrema solidità del club che ha retto l’impatto della squalifica del tecnico. Straordinario il tris, con il volto di un campione come Tevez. E il quarto è un perfetto mix degli altri tre, frutto dell’eccellenza in tutti i settori: da quello dirigenziale (che in estate ha gestito la crisi Conte) a quello tecnico (Allegri ha saputo dirigere i lavori con intelligenza e umiltà), passando per una squadra che ha dimostrato di avere non solo il talento, ma anche la maturità per dominare, senza stancarsi mai di vincere.
LA PARTITA - La partita è intensa. La Juventus ha fretta di vincere e viene trascinata da Llorente, smanioso di conquistarsi una maglia da titolare per la partita con il Real, e da Sturaro che sente aria di derby e combatte su ogni pallone con veemenza e determinazione. La Samp si difende con ordine, si affaccia in contropiede qualche volta, ma di occasioni nitide non se ne registrano. Sul fronte juventino si discingono anche un indemoniato Marchisio e un Pereyra molto vivace (e vicino al gol), mentre Tevez non sembra voler forzare il ritmo. Ma basta la cocciutaggine agonistica della Juventus per sbloccare il risultato: al 32’ cross di Lichtsteiner, saltano a centro area Lllorente e dietro di lui Vidal, lasciati colpevolmente soli dai centrali blucerchiati: è il cileno che acchiappa la palla e di testa scavalca Viviano, non impeccabile nell’uscita. Uno a zero sostanzialmente giusto e consacrato dall’ultimo quarto d’ora del primo tempo, con la Samp che attacca, la Juventus che controlla senza patemi e risulta ancora pericolosa quando si affaccia nella metà campo avversaria. Nella ripresa la Juventus non molla, Tevez sfiora il gol e appare più vivace. La Samp risponde con grinta e Bergessio, entrato al posto di Rizzo, sfiora il pari (salvifico Bonucci con un salvataggio monumentale). Nel finale Allegri preserva Tevez (entra Morata al suo posto) e la squadra gestisce il vantaggio, fino al grido finale, che sfuma presto nel chiodo fisso: «E ora il Real».
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