Buffon e la prima... stella: «Voglio il 10° scudetto»

Il capitano bianconero: «Sarebbe qualcosa di incredibile. Per vincere la Champions ci manca un po' di tenuta nervosa. A Monaco ho sbagliato anch'io»
Buffon e la prima... stella: «Voglio il 10° scudetto»© LaPresse

VINOVO - Gigi Buffon non guarda oltre il 2018, nuovo anno di scadenza del suo contratto, quando avrà 40 anni e magari con il sesto Mondiale in azzurro alle spalle: «Sono molto orgoglioso di questo ulteriore atto di fiducia da parte della società e del mondo Juve nei miei confronti - dice il capitano, voglioso di accumulare vittorie su vittorie, Champions compresa -. Abbiamo intrapreso una strada fatta di un insieme di forze: tutti cerchiamo di migliorarci per arrivare a quel sogno al quale ambiamo. E penso che possiamo arrivarci assieme ai compagni e a questa società che ci fa sentire sicuri. La verità è che un giocatore riesce a esprimersi a grandissimi livelli quando si lavora bene di gruppo e con persone alle spalle che sanno il fatto loro. La mia storia con la Juve è nota, mi auguro che possa concludersi nel modo migliore, con ulteriori gratificazioni. L’altra volta, al momento del precedente rinnovo, ero col presidente e Chiellini, oggi condivido il rinnovo con Barzagli e il presidente: sono orgogliosissimo di condividere con loro un legame così importante, fuori ma soprattutto dentro il campo. E’ qualcosa che nasce da un profondo rispetto, nella vita non è facile riscontrare tutta questa stima fra noi giocatori e con i dirigenti».

LA MIA STELLA - «L’anno prossimo lotterò per il decimo scudetto personale? Beh, intanto cominciamo il prossimo anno con molta umiltà: se poi accadrà quello che tutto il mondo Juve auspica, si tratterebbe di numeri incredibili. Sarebbe la mia 16ª stagione con 10 scudetti e una vittoria in serie B. Sono numeri importanti che danno un segnale di continuità incredibile, per me e per la squadra».

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SPAZIO AGLI ITALIANI - «Avere uno zoccolo duro di calciatori italiani in rosa incide. E qui alla Juve c’è un gruppo di ragazzi che sanno cosa voglia dire stare nella Juve e rappresentarla con questa maglia. Ma credo che la forza te la dia solo il campo: carattere e carisma sono necessari, ma nello spogliatoio c’è una forza che va coltivata e che fa la differenza».

 

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IL PALLONE D’ORO - «Se è un ingiustizia non averlo mai vinto? No, non sento e non provo nessun senso di ingiustizia. So che ho avuto una carriera brillante e sono andato vicino più volte meritatamente a quel premio. Ma penso anche che se non l’ho vinto, vuol dire che non ho fatto abbastanza. Questa è la verità. Vuol dire che in determinate situazioni dovevo far meglio».

IO COME ALEX - «Se penso a raggiungere le 705 presenze di Del Piero? Non ho messo nessuno nel mirino, anche perché facendo due calcoli, giocando fino al 2018 non potrei arrivare alle presenze di Alessandro. Io penso solo agli obiettivi di squadra. Ecco perché a chi mi chiede se sono più forte di Neuer, o Courtois, che sono più giovani di me, rispondo che è giusto che io pensi unicamente alla mia strada: ho 38 anni… Quando ero più giovane, magari per presunzione mi sentivo offeso, ora preferisco accantonare i paragoni».

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LA CHAMPIONS - «Cosa ci manca per vincerla? C’è da migliorare un pochino a livello di tenuta nervosa, del carattere, dell’attenzione in determinati momenti della gara, come a Monaco di Baviera. Per quel che mi riguarda, è un obiettivo. Riflettendo sulla sconfitta col Bayern, mi sono accorto di aver commesso un errore madornale, da non commettere più: aver patito la rete del 2-2 a livello di energie nervose e carica agonistica. Mi sono fatto sopraffare da una delusione atroce: è qualcosa che sicuramente mi porterò dietro per i prossimi due anni».

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