MAX E L'ITALIA
«Il calcio italiano non è che non mi piaccia più, anzi: è affascinante e molto difficile. Sono le cose fuori dal calcio che vanno migliorate. E per farlo non dobbiamo fare nulla di straordinario: semplicemente coinvolgere tutti i bambini, andando a parlare con loro, impiegando le ore del nostro tempo a parlare con loro. Per fare un programma di educazione, rispetto, sport e vita con le scuole. Altrimenti, non lamentiamoci poi se quando arriviamo in pullman allo stadio ci sono genitori che insultano tutti e con il loro bimbo accanto: e il bambino cosa impara? Io non ho voglia di andar via dall'Italia. Piuttosto ho voglia di mettermi a disposizione, visto che io ho un bimbo di 7 anni e voglia trasmettergli la giusta educazione. Bisogna ripartire dal basso, ma ci vuole pazienza. Non si risolve tutto in un giorno, però occorre iniziare da qualche parte: altrimenti fra due mesi si ricomincerà da capo. Guarda caso, mercoledì ho parlato e poi la sera è successo quello che è successo. Ma non so se questo fa parte del calcio».