Juve, il decalogo di Allegri

Forse la grande rimonta della sua seconda stagione bianconera aveva connotati più esaltanti, ma quest’anno la gestione della squadra, delle energie e dei fuoriclasse mondiali a sua disposizione ha rasentato la perfezione assoluta
Juve, il decalogo di Allegri© Juventus FC via Getty Images

TORINO - Scivolano via le critiche, rotolano giù dall’alto di un distacco abissale e dalla cima dei suoi cinque scudetti consecutivi: questo è il capolavoro di Massimiliano Allegri che aveva, sì, la squadra più forte ma è anche riuscito a imporre questa superiorità schiacciante vincendo un campionato come nessuno lo aveva mai fatto. Forse la grande rimonta della sua seconda stagione bianconera aveva connotati più esaltanti, ma quest’anno la gestione della squadra, delle energie e dei fuoriclasse mondiali a sua disposizione ha rasentato la perfezione assoluta. Ecco il decalogo del pentacampione d’Italia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

1. IL GIOCO E I RISULTATI - Certo, ci sarà sempre qualcuno che si avvita sulla mancanza del bel gioco, accusando il tecnico di giocare male. Ora, il problema è che concetti come “bello” o “brutto” sono ampiamente soggettivi e, quindi, non possono appartenere a uno sport che conta i gol per designare il vincitore. Ma l’insegnamento di Allegri è un pragmatismo tattico che esalta le qualità e le caratteristiche dei singoli, che regge l’urto anche in condizioni atletiche non perfette, che dà sicurezza al gruppo, che garantisce continuità e la quasi totale assenza di black out. Cinque scudetti consecutivi si possono vincere soltanto così: Allegri insegna, gli altri possono studiare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

2. LA GESTIONE DI RONALDO - Cristiano Ronaldo è il giocatore più forte e professionale del mondo, ma ha anche un suo modo di concepirsi come atleta diverso da tutti gli altri e un ego misurabile in chilometri quadrati. Tutti gli allenatori vorrebbero averlo in squadra, ma poi devono saperlo gestire, che significa assecondarlo fin dove si può (ovvero fino a dove non si offende la professionalità dei compagni) e tenere le briglie quando si deve, senza tuttavia offenderlo. Un gioco di equilibri psicologici nel quale Allegri ha saputo muoversi con disinvoltura, senza mai dare l’impressione che CR7 potesse fare quasi sempre quello che voleva, ma nello stesso tempo facendolo sentire a suo agio dal giorno zero.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

3. LA GESTIONE DI KEAN - Magistrale è invece la lezione su Moise Kean. Visto, capito e tenuto. Allegri in estate ha intuito il potenziale, ma anche i rischi. Quindi lo ha tenuto nella cesta per cinque mesi, guardato a vista dai senatori e dai campioni di personalità, poi lo ha tirato fuori dal cilindro al momento giusto, dosandone la visibilità e frenandone le crisi egocentriche. Il tutto dopo che a gennaio aveva eretto una barricata per evitarne la cessione in prestito, che ai più pareva logica, se non proprio scontata.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

4. LA GESTIONE ATLETICA - Dosare e saper prendersi i rischi: Allegri si è visto chiedere di vincere l’ottavo scudetto consecutivo (fatto) e arrivare in fondo alla Champions League. Per riuscirci, il tecnico ha lavorato duramente tra la metà di gennaio e la fine di febbraio, smaltendo i carichi di lavoro per tutto marzo. Un rischio calcolato che ha portato una minore brillantezza della squadra in molte partite invernali nelle quali, tuttavia, ha continuato a mantenere un ampio vantaggio sulla seconda, sacrificando soltanto la Coppa Italia. E adesso la squadra vola.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

5. LA GESTIONE DEL GRUPPO - La presenza di Ronaldo da una parte e di un nutrito gruppo di campioni (di cui molti attaccanti) poteva porre un problema di coesistenza. La differenza fra gli allenatori da grandi squadre e quelli da medio-piccole sta tutto nella capacità di gestione del gruppo in presenza di forti personalità e qualità. Allegri ne è maestro: ha fatto giocare tutti, non ha lasciato indietro nessuno, innescando una logica meritocratica, corretta con la psicologia. Forse soltanto Paulo Dybala ha collezionato più musi lunghi del previsto, ma anche per lui questa stagione era un esame per capire se è un giocatore da grandissima squadra o puramente solo da grande.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

6. LA GESTIONE DELLA COMUNICAZIONE - La conferenza stampa e le interviste televisive fanno ormai parte del mestiere di allenatore come gli allenamenti e la scelta della formazione. Allegri difficilmente sbaglia una dichiarazione o un linea comunicativa: guidato dall’ironia e dall’innata capacità di sdrammatizzare (un non prendersi troppo sul serio molto livornese), Allegri ha sempre mandato i messaggi giusti alla squadra (che ascolta sempre con grande attenzione le uscite pubbliche dell’allenatore) e all’ambiente. Anche l’uscita dai social, in totale controtendenza con il mondo, è una scelta originale e azzeccata per combattere volgarità e arroganza.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

7. I RAPPORTI CON LA DIRIGENZA - Si definisce aziendalista e ha ragione, perché basta chiedere a Beppe Marotta e vi dirà che è l’allenatore ideale per chi vuole avere mano libera sul mercato. I dirigenti comprano e vendono, lui riassembla con quello che gli portano come un grande cuoco che apre il frigo e si arrangia con quello che c’è (va detto, comunque, che nel frigo bianconero Allegri ci ha trovato quasi sempre caviale e aragoste). Ma Allegri va oltre dall’accontentarsi, si sente parte del gruppo dirigente, ne condivide gli obiettivi che partecipa a fissare. Non c’è un rapporto dialettico con il quale trovare un compromesso, ma un’autentica collaborazione che viene percepita dalla squadra come solidità del club. E’ forse uno dei fattori più innovativi del lavoro di Allegri.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

8. LA SCELTA DELLO STAFF - Pensare il proprio staff come una squadra è piuttosto comune fra i grandi tecnici, ma Allegri non ha la presunzione di allenare anche quella: il suo staff è fatto di formidabili professionisti ai quali Max dà ampia libertà, lasciando a sé il governo del timone perché la barca vada nella giusta direzione. «Scegli sempre collaboratori più bravi di te nella materia che delegherai loro» è una delle sue regole professionali. Altro elemento innovativo perché non tutti gli allenatori sono disposti a concedere massima libertà ai collaboratori, forse perché non gli hanno scelti abbastanza bravi nel timore di perdere il controllo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

9. LA GESTIONE DEI RIPOSI - Sir Alex Ferguson era solito spedire un giocatore una settimana in vacanza a Dubai (durante il lungo inverno inglese) se ne percepiva lo stress psicofisico. In un calcio che esaspera gli allenamenti, la gestione del riposo è fondamentale. Allegri sa quando staccare e riattaccare la spina dei singoli e del gruppo, concede molti riposi extra: meglio rinunciare a un allenamento con gente distratta e svogliata, per poi ritrovarseli il giorno dopo freschi e motivati, potendo quindi recuperare il giorno perduto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

10. IL DIALOGO CON I GIOCATORI - Non esiste una via perfetta nel rapporto con i singoli. Ci sono allenatori che «parlano tanto» e altri che «parlano poco»: ci sono giocatori che rendono meglio con i primi e altri che preferiscono i secondi. Siccome uno spogliatoio è spesso composto da entrambe le categorie non c’è una scelta giusta. Allegri tende a essere nella seconda categoria, asciuga il più possibile i suoi discorsi alla squadra, secondo la filosofia del «meglio tre concetti chiari che dieci confusi». Alla lunga il suo potere di sintesi sembra accontentare quasi tutti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

TORINO - Scivolano via le critiche, rotolano giù dall’alto di un distacco abissale e dalla cima dei suoi cinque scudetti consecutivi: questo è il capolavoro di Massimiliano Allegri che aveva, sì, la squadra più forte ma è anche riuscito a imporre questa superiorità schiacciante vincendo un campionato come nessuno lo aveva mai fatto. Forse la grande rimonta della sua seconda stagione bianconera aveva connotati più esaltanti, ma quest’anno la gestione della squadra, delle energie e dei fuoriclasse mondiali a sua disposizione ha rasentato la perfezione assoluta. Ecco il decalogo del pentacampione d’Italia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...