Messi, dove sta il fair play?

L’argentino sarà sul palco della Scala, finalista con CR7 e Van Dijk degli Oscar Fifa, anche se squalificato dopo le pesanti accuse ai dirigenti del Conmebol. Eppure il regolamento del premio parla di comportamenti dentro e fuori il campo
Messi, dove sta il fair play?

TORINO - Tra dieci giorni al Teatro alla Scala di Milano andrà in scena una prima mondiale che disintegrerà i record operistici di Verdi e Puccini, Mozart e Beethoven, Rossini e Donizetti. Per la prima volta il teatro ospiterà il gran gala Fifa dedicato ai “The Best Football Award 2019”, gli Oscar del calcio secondo la Federazione internazionale presieduta da Gianni Infantino. Il mondo del football planetario sarà presente quelle notte alla Scala: tra loro, invitato sul podio ma “persona non grata”, anche il fuoriclasse argentino Lionel Messi del Barcellona. Uno dei tre finalisti con il bianconero Cristiano Ronaldo e l'olandese Virgil Van Dijk del Liverpool (le votazioni - ct e capitani delle Nazionali affiliate alla Fifa, giuria giornalistica (uno per Paese) e tifosi che hanno espresso le loro preferenze online dopo registrazione al sito ufficiale - si sono chiuse il 19 agosto).

Leo Messi, tre mesi di squalifica

La Pulce di Rosario sta scontando una pesante squalifica di tre mesi (3 agosto-3 novembre più 50 mila dollari di multa) inflitta dalla Conmebol, Confederazione sudamericana, dopo le durissime accuse di corruzione da lui rivolte ai massimi dirigenti del medesimo ente al termine della semifinale della Coppa America, che l’Argentina ha perso 2-0 contro i padroni di casa del Brasile. Era il 3 luglio. Parole ribadite tre giorni dopo all’Arena Corinthians di San Paolo dove i biancocelesti si sono aggiudicati la finalina di consolazione (3°-4° posto) superando 2-1 Cile. Leo venne espulso insieme al cileno Medel al 37’ del primo tempo. E a fine partita non si presentò alla premiazione.

La Conmebol: "Accuse inaccetabili"

La Conmebol, che all’epoca aveva definito i toni dell’asso del Barcellona «inaccettabili e totalmente infondati», aprì un’inchiesta e il 3 agosto l’organo di controllo del calcio sudamericano ha deciso di fermare Messi con la maglia della Nazionale fino al 3 novembre: la Pulga ha già saltato le amichevoli contro Cile, Messico e salterà quella con la Germania il 9 ottobre a Dortmund. Leo non potrà indossare la maglia dell'Argentina neppure nella prima partita delle qualificazioni ai Mondiali 2022, a marzo 2020. Come stabilito dalla Conmebol il 24 luglio, il fuoriclasse dell’Albiceleste dovrà infatti scontare anche un turno di stop nella prima partita valida per l’accesso a Qatar 2022 proprio per l’espulsione rimediata contro il Cile.

Regolamento violato

Tutto questo stride con gli articoli 2 e 3 del regolamento del “The Best FIFA Football Awards 2019” in cui si parla di «risultati conseguiti durante il periodo che va dal 16 luglio 2018 al 19 luglio 2019» e di «premi che saranno conferiti nel rispetto del comportamento dentro e fuori dal campo». Le violente critiche e lo sfogo di Messi sono giunti il 3 e il 6 luglio 2019 violando la condotta del fair-play. Come può la Fifa aggrapparsi al fatto che la squalifica sia giunta il 3 agosto? Più che pilatesco, è un atteggiamento di pura ipocrisia. Un inganno, una finzione, una menzogna.

Intanto la Pulce chiede scusa

Intanto da Buenos Aires il quotidiano El Clarín informa di una lettera scritta a fine luglio - con tanto di firma elettronica di Messi - in cui la Pulce chiede scusa per le dichiarazioni rilasciate durante la Coppa America: «Non intendevo associare la parola corruzione ai dirigenti». Una frettolosa e clamorosa marcia indietro in modo da evitare fino a due anni di squalifica. Resta il fatto che Messi sarà a Milano e magari incrocerà Alejandro Dominguez, presidente paraguaiano della Conmebol a cui ne ha dette di tutti i colori e per questo è sotto squalifica. E se l’avesse fatto CR7?

 

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