TORINO - Il ribaltone di Maurizio Sarri nei dieci giorni in cui i calciatori della Juventus si sono guardati dritti negli occhi ha radici insite nella psiche. E dal fondo del pertugio in cui s’erano infilati - dallo stop di Napoli fino al flop di Lione - nell’arco di un mese di febbraio a tratti grottesco i campioni d’Italia hanno rivisto la luce grazie soprattutto a un lavoro psicologico altamente approfondito. Il tecnico bianconero, più che prendere da parte il singolo e strizzarne il cervello in apparente confusione, ha saputo toccare le corde giuste, affidandosi all’esperienza dei senatori perché propagassero le istruzioni del Comandante a coloro che erano parsi un po’ sbalestrati dal trend di una stagione meno dominata del solito. E ha ricavato, Sarri, le risposte ideali dai giocatori sapendo bene che una rosa di così alta qualità tecnica e spessore umano non si sarebbe potuta liquefare, né sarebbe stata capace di dissipare un patrimonio ottennale di gol, successi, Coppe.