Pirlo è l'uomo giusto. E forse anche l'allenatore giusto

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Pirlo è l'uomo giusto. E forse anche l'allenatore giusto

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La conferenza di Pirlo mi ha sinceramente colpito. Non mi aspettavo niente di differente, ma ascoltarlo e vederlo ha rinforzato l'idea che sotto il profilo caratteriale non gli manca assolutamente nulla per guidare una grande squadra. Anzi, ha perfino qualche vantaggio su allenatori più navigati. La sua naturale personalità granitica, infatti, si unisce al rispetto che ha guadagnato sul campo fra compagni e avversari, il combinato disposto di questi due fattori lo rende un comunicatore diretto, trasparente e sincero. Il modo asciutto con cui ha risposto, senza elusioni, a tutte le domande non è dovuto alla ritrosia del personaggio, ma perché Pirlo può permettersi di ripulire i concetti dai diplomatici giri di parole, dagli eufemismi da conferenze, dalla fuffosità con cui certi allenatori tentato di zuccherare la verità.

Esemplare il modo con cui in 36 secondi netti ha congedato Gonzalo Higuain, con parole tanto rispettose dell'uomo e del calciatore, quanto inequivocabili e, se vogliamo, spietate. Sarà per lui un grande vantaggio nella gestione dei rapporti con i suoi giocatori. Il calciatore ama essere coccolato e vezzeggiato, soprattutto ad alti livelli, ma nel tempo ha sviluppato un sesto senso animale per la mancanza di sincerità e l'ipocrisia, così gli allenatori che riescono a parlare chiaro si aprono più facilmente un varco nella psicologia dei loro uomini e hanno più probabilità di convincerli a seguire il progetto. E questo non è un dettaglio, perché è esattamente lo scoglio su cui è naufragato Maurizio Sarri che non è riuscito a entrare nelle teste dei giocatori per azionare le leve giuste.

Sostenere che Pirlo ci riuscirà, basandosi solo su una conferenza azzeccata, è davvero un po' spericolato, quindi calma, ma è indubbio che i presupposti sono certamente migliori, anche perché la sua leadership non si fonda solo sull'evidente carisma. Da giocatore, Pirlo, comandava con gesti, parole e giocate. Racconta Lichtsteiner che durante i primi allenamenti, Pirlo gli si era avvicinato e con il suo modo pacatamente perentorio gli aveva detto: «Ascolta, tu passami il pallone. Anche se ne ho uno addosso, anzi anche se ne ho due che mi controllano, tu passamela lo stesso, poi la risolvo io». Il terzino svizzero, anche lui un bel caratterino, l'aveva presa come una sbruffonata e aveva voluto mettere alla prova Pirlo nella partita successiva. Gli aveva passato il pallone nonostante due avversari fossero in marcatura e Pirlo con un tocco si era liberato del primo e con il secondo aveva aperto il gioco dall'altra parte, squarciando lo schieramento avversario. Lichtsteiner aveva capito e da quel momento aveva seguito il leader. 

Andrea Pirlo, dunque, parte con un consistente vantaggio di carattere e personalità. Non è detto che basti perché il mestiere di allenatore contempla altri fattori sui quali non possiamo ancora esprimerci a proposito di Pirlo, esordiente assoluto. Ma è interessante notare come abbia curato la formazione del suo staff. Nella spiegazione della scelta di Tudor Cercavo un ex giocatore che avesse già fatto un'esperienza da allenatore di prima squadra e che fosse anche un ex difensore») c'è la consapevolezza dei propri limiti. Così come nell'aver pescato Antonio Gagliardi, il Cristiano Ronaldo dell'elaborazione dati applicata al calcio, c'è la modernità di un allenatore che va nella direzione delle grandi d'Europa. L'impressione è quella di chi, in linea con la filosofia societaria, non voglia trascurare nessun dettaglio.

Impressioni e sensazioni, non ancora fatti. Per quelli bisogna aspettare un mese e l'inizio del campionato, Pirlo è partito certamente bene, ma è il primo a volersi giudicare al traguardo. Molto dipenderà dalla rosa a sua disposizione. Ha sogni ambiziosi, Pirlo, che cozzano con la sobrietà del budget a disposizione quest'anno, ma Paratici è al lavoro e, fra i giocatori attualmente alla Continassa, ce ne sono parecchi che potrebbero sbocciare con la nuova guida tecnica. Quando arrivò Antonio Conte (a cui Pirlo si ispira molto, soprattutto nel creare una solida unità di intenti nello spogliatoio) trovò tre difensori: di Chiellini dicevano che era grezzo e troppo falloso, di Bonucci che era un flop, di Barzagli che era discreto ma in parabola discendente. E cosa è successo dopo più o meno lo conoscete.

PS. Chi sono i giocatori che ha chiesto Pirlo? Dicono: un centravanti fisico e tecnico (Dzeko gli va benissimo, ma ha fatto anche il nome di Zapata, irraggiungibile per varie ragioni) e Paul Pogba, il suo sogno. Con Paul ha un rapporto particolare, da fratello maggiore, ma soprattutto sa che è l'uomo che potrebbe sfruttare in modo devastante gli spazi che apre Ronaldo nelle difese avversarie, oltre che essere fondamentale nel recupero palla. Difficile che lo accontentino, a meno che non venga ceduto Dybala. Già, quello che Pirlo ha definito «incedibile», allineandosi ai nuovi dettami societari. Attenzione, però, perché quella frase che ha eccitato i milioni di dybalisti non è esattamente un inno alla Joya: «E' un giocatore importante» virgola «come tutti gli altri». Chi vuole intendere, intenda.

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