Luca Toni: "Ronaldo è un campione, ma certi atteggiamenti..."

Intervista all'ex bomber, campione del mondo nel 2006 insieme con Pirlo: "Atalanta-Juve, quanti campioni tutti all'attacco"
Luca Toni: "Ronaldo è un campione, ma certi atteggiamenti..."© www.imagephotoagency.it

Buongiorno Luca Toni. Atalanta-Juventus è sinonimo di...

«Spettacolo. Sarà una bellissima partita, tra squadre portate ad attaccare piuttosto che a difendere, con tante occasioni e tanti campioni protagonisti. Quella dell’Atalanta è una rosa all’altezza delle grandi in lotta per la Champions. Zapata, Muriel, Ilicic, penso anche a Pessina: tutti bravissimi».

La sorprende la frequenza con cui Muriel non smetta di incidere anche a gara in corso?

«Ho sempre pensato fosse un predestinato. Gli mancava continuità, l’ha trovata con Gasperini. Ha qualità impressionanti, me ne accorsi subito quando gli giocavo contro. Lui e Zapata meriterebbero di essere sempre titolari, ma evidentemente è bravo anche l’allenatore a gestirli bene. Il tecnico ha l’imbarazzo della scelta, non solo in attacco».

Sarà una sfida da 132 gol: 71 per l’Atalanta, 61 per la Juventus. Quale è il segreto dei bergamaschi?

«Chiunque giochi oppure entri in corso d’opera è contento. O perlomeno è quello che sembra e se ci sono mugugni evidentemente nessuno lo fa notare. Tutto merito di Gasperini: ha costruito un bel gruppo, composto da calciatori perfettamente consapevoli del fatto che si stiano giocando tanto, anche in Champions. E Muriel è decisivo anche quando parte in panchina: altrove non sempre succede, anzi».

Cristiano Ronaldo è al centro di tutto, anche quando la Juventus vince ma lui non fa gol. E persino quando si monta un caso che non esiste: la vicenda della maglietta regalata al raccattapalle a fine partita contro il Genoa. Lei da che parte sta?

«È un giocatore molto importante per la Juventus, è il capocannoniere del campionato, sta segnando tanto. Però alcuni suoi atteggiamenti nei confronti del gruppo non mi fanno impazzire. Ripenso a quando giocavo io: ero molto egoista e se non facevo gol rimanevo comunque sul campo ad esultare. Sopportavo la delusione e la tenevo dentro di me. Perché al di là del fatto che sia stato un caso o meno, la maglia non la lanci, la consegni. Un grande campione a volte deve dare l’esempio. Cristiano in questo modo avrebbe evitato anche il semplice chiacchiericcio, che proprio non serve».

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