Come Allegri ha cambiato la Juve: lavoro psicologico e quattro moduli per la svolta

Così l'allenatore bianconero sta creando i presupposti per la rimonta scudetto. Sfrutta l’ira per motivare chi ne aveva bisogno dopo due anni bui
Come Allegri ha cambiato la Juve: lavoro psicologico e quattro moduli per la svolta© Marco Canoniero

TORINO - Siccome a Massimiliano Allegri il calcio liofilizzato in numeri non garba granché, ne daremo pochi ma buoni per far capire come la Juventus porti nuovamente la firma del suo condottiero. Anzi, ce li giochiamo subito, perché contribuiscono a comprendere il quadro d’insieme in cui il tecnico bianconero s’è inserito dimostrando la capacità di reagire ad una partenza choc con prestazioni di squadra sempre più convincenti e risultati confacenti al rango di un top club. E dispiace per chi ha già battezzato le pretendenti allo scudetto escludendo la Juve, però la verità è che Max sta conoscendo pian piano i suoi e dunque non ha ancora sfruttato in pieno le potenzialità di un gruppo che presto - l’allenatore ne è convinto per primo - esploderà. Chi vuole vederla come un’eventuale minaccia per i rivali, faccia pure.

I numeri di Max

I numeri, appunto. Come il 4, che equivale ai sistemi di gioco adottati dalla Juve nelle prime 9 partite ufficiali: dal 4-3-3, visto a Udine e poi rivisto contro il Chelsea, al 4-3-1-2 dei bianconeri sconfitti in casa dall’Empoli e con McKennie sulla trequarti, scelta che assai difficilmente rivedremo su questi schermi, fino al 4-4-1-1 di Napoli con Allegri condizionato nelle sue scelte dall’assenza dei nazionali sudamericani e con Kulusevski dietro Morata. Il quarto modulo è quello base, vale a dire il 4-4-2 proposto da Malmoe in poi, preferibilmente con un’ala di spinta a destra e una anche di contenimento a sinistra (come Rabiot): cinque occasioni in cui la squadra è stata schierata con i due davanti, preferibilmente Dybala e Morata, con lo spagnolo alternato a Kean per una volta a La Spezia prima del duplice infortunio che ha fatto fuori lui e l’argentino. Infine: Bernardeschi-Chiesa contro i campioni d’Europa, Kean-Chiesa nel derby con tentativo abortito dopo un tempo, l’ingresso di Cuadrado al posto dell’ex Psg e il figlio d’arte in posizione avanzata e centrale. Lì dove Max lo vede in prospettiva. Tutti questi numeri per sostenere e completare la teoria del tecnico livornese: non è solo questione di sistemi di gioco, per altro simili e con il 4-4-2 che diventa 4-3-3 in un amen e se è il caso si traduce pure in due linee strette quando al nemico va tolto innanzitutto il fiato (vedi Juve-Chelsea), ma di caratteristiche dei giocatori. Quelli della tua squadra e gli avversari. E quando Allegri indovina dove e come far rendere al meglio le sue bocche da fuoco, azzeccando pure i cambi come un tempo (per esempio nel derby), di solito la sua Juve vince: così sono stati infilati 4 successi tra Italia ed Europa, anche se il gap con la vetta è rimasto inalterato.

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