Allegri cerca la sua Juve in ritiro: severissimo confronto con la squadra

Reazione morale domani per i bianconeri in Champions League con lo Zenit per poi concentrarsi sul campionato
Allegri cerca la sua Juve in ritiro: severissimo confronto con la squadra© ANSA

TORINO - Massimiliano Allegri è stato durissimo con la squadra. Sabato sera negli spogliatoi, poi ieri alla ripresa. Severissimo nel giudicare la prestazione collettiva, spietato nel bacchettare gli errori dei singoli.

Le due sconfitte, contro Sassuolo e Verona, sono inconcepibili per lui e per la società. I nove risultati utili consecutivi da Malmoe all’Inter non avevano mostrato unbel calcio, ma un bell’atteggiamento. E sembrava il migliore punto di partenza: ricostruire il carattere della squadra la capacità di stare uniti, collaborare in ogni fase e lottare fino all’ultimo secondo.

Ritrovare, improvvisamente, una Juventus vuota, disunita e impaurita è stato uno choc per Allegri e i dirigenti.

La decisione di andare in ritiro nasce da questo. Non è una scelta punitiva, ma investigativa: Allegri vuole capire insieme alla squadra cosa è successo. Va in ritiro per ritrovare la Juventus o, meglio, perché la Juventus ritrovi se stessa parlando, guardandosi negli occhi e lavorando (per quanto con lo Zenit domani e la Fiorentina sabato, tempo per allenarsi ce ne sarà pochino). La Juventus ha un problema atletico (se ne parla diffusamente a pagina 9) e questo Allegri lo sa. Vede alcuni suoi giocatori senza benzina, ma tra infortuni e affaticamenti non riesce a gestire con maggiore sistematicità le turnazioni.

Ma in attesa di ritrovare una condizione accettabile nella maggioranza dei titolari, Allegri vuole ritrovare lo spirito. Quello degli ultimi dieci minuti contro il Verona, per intendersi, quando senza una logica tattica e con la forza dei nervi, la Juventus è stata a un passo dallo sventare la sconfitta del Bentegodi.

La situazione, al momento, richiede molto pragmatismo: ai bianconeri serve vincere prima ancora di guarire. E il primo passo per uscire dall’inferno è conquistare gli ottavi di Champions League con due turni di anticipo. Basta un pari con lo Zenit domani. Staccare la qualificazione aritmetica avrebbe due importanti risvolti: la botta psicologica di aver raggiunto, nonostante tutto, il primo obiettivo stagionale; la possibilità di gestire meglio le fatiche degli ultimi due mesi del 2021, senza dove dedicare troppe energie fisiche e mentali alle partite contro il Chelsea a Londra e il Malmoe a Torino, concentrandosi di più sul campionato.

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