Una città di 50.000 abitanti (Vila-real) e uno stadio da 25.000 posti (Estadio de la Ceramica). Come se l’Olimpico a Roma potesse ospitare - ragionando per assurdo - un milione e 400.000 persone o a Milano pensassero a un nuovo impianto da 650.000 posti. E' il paradosso del Villarreal, club di nobiltà recente nel calcio e che nello stadio è il porto sicuro, quello realizzare imprese epiche. Perché il fu El Madrigal è una città nella città, una presenza che improvvisamente si impone. Basta andare nella tribuna che sorge parallela a calle Blasco Ibanez: da un marciapiedi all’altro ci sono pochi metri e l’impianto è subito lì, in mezzo alle altre case. Un fenomeno sempre più raro nel panorama mondiale, dove gli stadi (basti pensare all’Allianz Stadium bianconero) necessitano di spazi in cui inserire tutto ciò che ruota intorno al club, tra sedi, campi di allenamento e strutture dedicate al business puro e crudo.
Villarreal-Juve, dentro lo stadio
In Italia, per avere un’idea, possiamo avvicinare l’Estadio de la Ceramica al Ferraris genovese, luoghi inglobati dalla città che si allarga. Non a caso i due impianti sono pressoché coevi: Marassi viene inaugurato nel 1911, a Vilreal lo stadio apre il 17 giugno 1923. E, curiosamente, non ospita una partita del club, fondato il 17 marzo dello stesso anno, ma un derby tra formazioni della vicina Castellon de la Plana: Castellon-Cervantes. Il Villarreal avrebbe aspettato il 21 ottobre per il debutto, sempre con il Castellon, oggi in Primera Division (la nostra Serie C) e maglie a strisce bianconere come la Juventus. Fino al 2017 lo stadio si chiama El Madrigal. Nulla di poetico: non c’entrano i madrigali, componimenti popolarissimi tra Rinascimento e Barocco (ricordate I cinque madrigalisti moderni di Amici miei II?), ma una precisa località: il distretto municipale in cui l’impianto era stato edificato. Dall’8 gennaio il cambio di denominazione comunicato dal presidente Fernando Roig, proprietario dalla stagione 1997-98 e autore della cavalcata del club, passato dalla B all’Europa in pochi anni.
La Juve nello stadio del Villarreal
Una Europa in cui lo stadio diventa la casa in cui il Villarreal mette in soggezione le avversarie, tra capacità proprie e calore del pubblico, letteralmente a ridosso del campo di gioco. Se ne accorgono le italiane a cominciare dal Torino, prima avversaria nella Coppa Intertoto 2002-03: i granata vincono 2-0 in casa e perdono 2-0 in Spagna, per poi essere eliminati ai rigori. Bisogna aspettare a lungo prima di vedere un nostro club passare a Vila-real: nell’Intertoto 2003-04 il Villarreal vince 2-0 in casa e pareggia 1-1 a Brescia, accedendo alla Coppa Uefa dove elimina la Roma battendola 2-0 al Madrigal e perdendo 2-1 all’Olimpico; nella Coppa Uefa 2004-05 gli spagnoli pareggiano 1-1 in trasferta con la Lazio, nella fase a gironi. Nel 2005-06, in Champions League, il Sottomarino Giallo butta fuori l’Inter ai quarti, perdendo 2-1 al Meazza e vincendo 1-0 in casa. Si torna in Coppa Uefa nel 2007-08, 1-1 in casa con la Fiorentina nella fase a gironi. E nel 2009-10, quando diventa Europa League, dopo la sconfitta per 2-1 all’Olimpico con la Lazio, ecco il 4-1 in casa. Ancora Europa League nella stagione successiva: il Villarreal butta fuori il Napoli agli ottavi vincendo 2-1 in casa dopo aver pareggiato 0-0 all’andata: in Spagna azzurri in vantaggio con Marek Hamsik, al suo gol crolla la balaustra dei tifosi ospiti, senza conseguenze. Un duello che si ripete in Champions l’annata successiva e nella fase a gironi ecco la prima vittoria italiana in Spagna: un 2-0 come all’andata. Villarreal che si rifà nella fase a gironi in Europa League 2015-16 (1-0 in casa e 1-1 fuori), mentre la stagione seguente ai sedicesimi di Europa League arriva un clamoroso 4-0 esterno della Roma (tripletta di Edin Dzeko), con inutile vittoria per 1-0 al ritorno. Quindi, è storia recente, il 2-2 dell’Atalanta nella fase a gironi di questa Champions vanificato dal 3-2 del Villarreal a Bergamo. E, stasera, la prima volta della Juventus.