© © Roberto Garavaglia/ag. Aldo Liverani sasTORINO - Questa è una notte per cuori impavidi. Non c’è spazio per chi traballa, oppure gioca/tifa ma si accontenterebbe di un pari, o peggio: per chi pensa che Juventus-Inter sia solamente una partita fra le altre. No, perché qualsiasi risultato si sprigioni dal derby d’Italia di stasera all’Allianz lascerà tracce non banali. Qui non passa lo scudetto, o meglio: qui passa un sogno “allegrianamente impossibile” per la Juventus e un obiettivo che a un certo punto del campionato sembrava fosse stato prenotato (derby del 5 febbraio, prima che Giroud s’inquietasse) e che adesso pare sempre più lontano, figurarsi se l’Inter dovesse perdere alla Continassa, dove da quando hanno costruito lo Stadium i nerazzurri hanno vinto una sola volta, dieci anni fa. Eppure va così: se Allegri vince, sorpassa Inzaghi di due punti (aspettando il recupero di Bologna-Inter) e agguantando il terzo posto (traguardo che sarebbe stato da pazzi anche solo immaginarlo qualche mese fa) a 4 punti dal Milan capolista, in campo domani; se vince Simone, sai che carica di autostima a vantaggio di chi ha sprecato di tutto e di più dal post Supercoppa a oggi.
Trova le differenze
Comunque vada, gettare la croce addosso ai due allenatori sarebbe un atto ingiusto. I numeri della Juve di Allegri, riconvocato in estate per avviare la ricostruzione e l’avvio di un ciclo nuovo, raccontano una storia bella e perfettibile: 16 risultati utili messi in fila, un 2022 come nessun’altra avversaria, una solidità difensiva anch’essa migliorabile, un’identità in via di consolidamento dopo che le prime 4 giornate di campionato avevano partorito un inizio di campionato sconvolgente. Ad oggi saranno trascorsi 81 giorni da quel 12 gennaio, quando un colpo di coda di Sanchez vanificò l’attesa dei rigori in Supercoppa. L’Inter, in quel lasso di tempo, ha smarrito 10 punti di vantaggio dalla storica rivale, ma Inzaghi non merita di essere condannato perché ha saputo tener su una squadra che la cura Conte aveva sì riportato al tricolore, ma anche spompato com’è nella migliore tradizione del tecnico salentino. E senza due pilastri come Hakimi e Lukaku non era semplice rimanere in testa o quasi, mentre l’obiettivo prefissato a inizio stagione è sempre stato uno dei quattro posti Champions (...) Per ciò che verrà, la Juve avrà un calendario abbastanza in discesa - a parte l’incrocio con il Sassuolo che non sai mai come prendere - fino al finale che contempla le sfide con Lazio e Fiorentina a Firenze. Dell’Inter si deciderà molto tra il 19 e il 24 aprile, tra il derby di Coppa Italia e la Roma a San Siro in campionato. Sempre che i ragionamenti sulla carta contino ancora (...)
