Juve sei in Champions, ma ora diventa più squadra

Juve sei in Champions, ma ora diventa più squadra© Getty Images

In tre minuti, Moise Kean è passato dal rischio di essere sostituito dopo appena 17 minuti dal suo ingresso - e un paio di furiosi urlacci di Allegri - alla gioia di essere l’uomo che regala i tre punti della quasi certa qualificazione Champions alla Juventus (che ora vede anche il terzo posto). Questo ribaltone è in qualche modo simbolico di una partita in cui è emerso il meglio e il peggio della squadra bianconera: l’incomprensibile mollezza nell’approccio e la sorprendente durezza nel resistere fino alla fine. È una vittoria fondamentale, concreta, spietata, che aiuta tantissimo nel finale di stagione, Coppa Italia compresa. Resta però negli occhi l’immagine di una Juventus più brutta e meno solida di quella che ha battuto la Fiorentina in Coppa Italia e l’idea che qualcosa vada corretto a livello di mentalità. L’immaturità con la quale la Juventus è entrata nella partita contro il Sassuolo è un segnale preoccupante. Al netto dell’eccellente prestazione degli uomini del sempre più convincente Dionisi, i bianconeri sono parsi deconcentrati, per nulla consapevoli del valore della sfida, distratti, agonisticamente spenti e si sono fatti palleggiare in faccia dal Sassuolo per quasi tutto il primo tempo.

Nella puntigliosa ricerca dei singoli colpevoli o degli inadeguati della rosa e nelle formazioni di Massimiliano Allegri, ci si dimentica spesso di valutare lo spirito collettivo, la compattezza, insomma l’essere o meno squadra. Ieri la Juventus non lo era: sfilacciata in campo e nella testa, ha scoperto le debolezze dei singoli, offuscandone le qualità. Se è vero che tante volte, in questa stagione, la Juventus è riuscita nell’impresa contraria, mostrandosi squadra solida e affidabile, non si può nascondere che in troppe occasioni ha dato l’impressione di ieri sera. Allegri sta finendo la stagione pensando alla Juventus che verrà, mentre la società studia il mercato. È giusto, perché l’organico difetta d’un giocatore di pensiero a centrocampo, di un terzino sinistro più convincente, di un centrale difensivo e di una mezzala con più inserimenti e gol nelle gambe.

Ma attenzione, perché con le figurine si finiscono gli album, non si fanno le squadre. E la Juventus ha bisogno di essere squadra sempre, non a partite alterne. Deve ritrovare la maturità che negli ultimi dieci anni ha fornito fondamenta indistruttibili per costruire sopra qualsiasi tipo di gioco e tattica. Nel furoreggiante dibattito sul “corto muso” contro “il gioco”, nell’estenuante discussione sull’estetica che tiene impegnate spaccate fazioni di juventini, dovrebbe entrare l’atteggiamento morale e psicologico dei giocatori che scendono in campo. Puoi optare per la filosofia della difesa e contropiede o puoi scegliere il pressing alto e il tutti avanti, puoi fare tremila passaggi o verticalizzare con due, ma se non giochi da squadra, se non entri con la giusta determinazione rischierai di perdere (o non vincere) sempre e comunque. La Juventus della prossima stagione deve tornare a essere squadra in ogni partita e poi lasciare chiacchierare i tifosi sul resto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...

Juve, i migliori video