La presentazione in pompa magna di Fagioli, Miretti e Soulé quali nuovi ingressi in pianta stabile nell'organico della prima squadra, segna una svolta importante nella strategia juventina. Il cambio di nome dell'Under 23, ora Juve Next Gen, non è una scelta di facciata. Essa testimonia la volontà del club di valorizzare al massimo i tre ragazzi cresciuti nel vivaio (e capaci di totalizzare già oltre 100 presenze fra i professionisti), obbedendo all'improrogabile esigenza di ridurre
il passivo, stimato attorno ai 250 milioni per la stagione 2021/2022.
La netta riduzione del monte ingaggi (- 20 milioni), scaturita dalle operazioni acquisti-cessioni della sessione estiva, si accompagna ora alla lungimirante decisione di mettere in rilievo l'onda verde cresciuta nella seconda squadra la quale, dal 2018 a oggi, ha consentito anche di incassare 117,5 milioni dalle cessioni dei calciatori che vi hanno giocato. Altra annotazione indicativa, evidenziata stamane da Sergio Baldini su Tuttosport che, in prima pagina, ha significativamente titolato: "+giovani - spese = svolta Juve": per la prima volta nelle ultime dieci stagioni, l'età media dei bianconeri è inferiore ai 27 anni. Ha detto bene Federico Cherubini: "È nel Dna avere icone per la maglia, ma il settore giovanlle deve essere un risorsa". Parole sante, che sottolineano il grande lavoro dei dirigenti del vivaio: Gianluca Pessotto, Gigi Milani, Massimiliano Scaglia, Giovanni Manna. Per dirla con Allegri, i giocatori si dividono in diverse categorie: Fagioli, MIretti e Soulé sono di categoria Juve.