Vlahovic, l’inquieto del gol. Il mental coach dei big per dribblare lo stress

L’ansia di segnare a tutti i costi si è rivelata troppe volte controproducente: Dusan ha la smania di dimostrare sempre qualcosa ma la Juve crede in lui
Vlahovic, l’inquieto del gol. Il mental coach dei big per dribblare lo stress© Juventus FC via Getty Images

TORINO - Dusan Vlahovic l’inquieto, deve imparare a gestirsi e sino a quando non riuscirà a battere questo suo nervosismo insito nel suo carattere, farà fatica da una parte a dare il meglio di sè e, dall’altra, a farsi amare completamente dai compagni. La sua mancanza di serenità latente, che si acuisce quando in partita non ha occasioni da gol da sfruttare o, ancora peggio, non riesce a sfruttare quelle che ha, influisce inevitabilmente anche sul rendimento. Perché tutti i lavori, compreso quello del calcatore, riescono meglio se la testa è serena. Troppe volte, e non soltanto in questo inizio di stagione ma anche nella coda di quella precedente, il ragazzo ha evidenziato una agitazione sul terreno di gioco che alla fine è risultata controproducente. Non osiamo immaginare cosa potrebbe succedere se per esempio invece del calcio avesse scelto il tennis! Ma il problema, ovviamente, non è questo. La società ha provato a dirglielo in tutte le salse: “Dusan, stai calmo, noi abbiamo fiducia in te”. Evidentemente un po’ per carattere e un po’ per l’età, in effetti ha 22 anni, la pressione che avverte è troppa per riuscire a viverla al meglio. Un problema mica da poco. Ora occorrerà che la presenza di Milik la viva come un aiuto e non come una concorrenza fastidiosa. Un aiuto perché può dividere con lui la responsabilità di mandare in gol la Juventus in primis e non solo. Bisogna infatti aggiungere che grazie al polacco potrà ogni tanto rifiatare e questo gli permetterà di essere più lucido ogni qual volta sarà titolare, cioè spesso. Almeno questo aspetto dovrà leggerlo subito nel verso giusto per evitare di accumulare ulteriore stress.

Il mental coach

A proposito di gestione dello stress, che per un giocatore con gli interessi mediatici e non solo che ci sono in ballo è un problema con cui molti devono imparare a convivere, sono sempre più numerosi coloro che si rivolgono a un mental coach. Ovvero quella persona preposta a dotare l’atleta degli strumenti necessari per avvicinarsi e vivere il momento agonistico nel modo migliore sotto tutti i punti di vista che riguardano l’aspetto psicologico. Sulla decisione di appoggiarsi o meno a un mental coach c’è un atteggiamento non univoco da parte di coloro che lo scelgono. Due i “partiti”: chi non vuole assolutamente che si sappia, manco fosse un qualcosa di cui vergognarsi e chi invece non solo lo dice ma a volte lo ostenta, ringraziando il suo mentore quando magari ha appena firmato un qualcosa di bello: un gol piuttosto che una grande prestazione sportiva

Juve, i gol di Vlahovic

Tornando a Vlahovic, sotto porta in questo avvio di stagione vanta una media che gli permetterebbe di stare sereno, 4 gol in 5 partite visto che ha saltato il match di Firenze dove è stato utilizzato Milik al centro dell’attacco. Per proseguire con questi ritmi o migliorarli, deve semplicemente pensare che non gli si chiede di spaccare il mondo tutte le volte che indossa la maglia bianconera. Da lui la Juve chiede i gol: e per farli, più è sereno e meno farà fatica a trovarli. Elementare Watson. Anzi, Vlahovic.

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