Quando la dirigenza della Juventus, da Agnelli in giù, ha scelto Allegri nel giugno del 2021, ha impostato intorno a lui un piano tecnico ed economico che la stessa dirigenza fatica a smontare: perché sarebbe la quarta volta in quattro anni, perché avrebbe dei costi importanti, perché vorrebbe dire smentire l’enorme fiducia riposta in Allegri al punto di fargli firmare un contratto quadriennale, scelta inusuale per un allenatore. Oggi la Juventus e i suoi tifosi sono prigionieri di Allegri, di quel contratto e di quella coerenza societaria, perché anche volendolo non è così facile cambiare guida tecnica.
E la Juventus, per la cronaca, non lo vuole. Cioè: all’interno del club se ne parla, ma non si trovano abbastanza motivi per rendere l’esonero anche solo un’ipotesi. E non solo per le ragioni elencate sopra, anche perché c’è il dubbio che un cambio di guida tecnica non rappresenti una svolta, in una stagione così strana e nelle quale non c’è tempo per allenare fino al Mondiale e, dopo la pausa, non ci sarà tempo di allenare dopo il Mondiale. E poi: a chi affidare la squadra? Certo, la decisione con cui viene confermato oggi non è detto che regga all’infinito l’impatto delle sconfitte, ma la recente storia della Juventus non consente di sbagliare ancora e la centenaria storia della Juventus testimonia la scarsa attitudine del club all’esonero (oltretutto quando è accaduto non è mai andata benissimo).
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