Allegri resta alla Juve (per ora): cosa può succedere

Decisivo l’ultimo sprint di 8 gare sino allo stop Mondiale: senza il cambio di passo potrebbe scattare la rivoluzione

TORINO - La verità non è un concetto statico. Ciò che è vero oggi non è detto che lo sia anche domani. La mutazione fa parte del corso naturale degli eventi che con il loro succedere possono cambiare il contesto e quindi anche ciò che viene inglobato. E allora le parole pronunciate a caldo e a bordo campo dal presidente Andrea Agnelli dopo la sconfitta per 2-0 ad Haifa, mentre sugli spalti parte dei tifosi israeliani restava sulle tribune per selfie storici, vanno lette con lenti non da miope o astimagtico. Servono quelle progressive... Il numero uno della Juventus ha ribadito come la storia bianconera insegni che i conti si fanno a fine stagione, per cui non va preso in considerazione il fatto di poter pensare all’esonero dell’allenatore, Allegri, peraltro fortemente rivoluto da lui stesso dopo che gli era stato dato il benservito in anticipo di due anni, in favore di Sarri e Pirlo; a loro volta allontanati prima della scadenza naturale dei contratti per un monte ingaggi allenatori diventato incredibilmente pesante.

Juve-Allegri, si aspetta il Mondiale

Dunque davvero la Juventus andrà avanti fino alla fine con il tecnico livornese? Difficile crederlo se non si registrerà una svolta da qui allo stop per il Mondiale quando, nel frattempo, la squadra bianconera, negli 8 incontri restanti, avrà conosciuto sia l’esito del suo percorso in Coppa - dove va sottolineato che oltre agli ottavi rischia di perdere anche l’Europa League - sia la posizione esatta in campionato, che attualmente recita 8° posto a 7 punti dalla quarta piazza, ultima posizione che consegna il pass per la prossima Champions. E allora la scadenza delle verità del presidente ad Haifa, è legata a ciò che succederà da sabato, quando la Juve giocherà il derby in casa del Torino, al 13 novembre, quando i bianconeri concluderanno questa tribolatissima prima fase della stagione affrontando la Lazio di Maurizio Sarri. Qualora la scossa non dovesse arrivare e la situazione diventasse ancora più critica sarebbe naturale aggiornare riflessioni e ragionamenti per cercare di evitare un tracollo che potrebbe portare a risultati deprimenti non solo dal punto di vista sportivo. Incaponirsi su una scelta che a metà stagione dovesse risultare clamorosamente inefficace non avrebbe senso.

Juve, i tecnici disponibili

Il poeta americano James Russell Lowe disse: “Solo i morti e gli stupidi non cambiano mai opinione”. Una frase abbracciata poi a tutte le latitudini del mondo con variazioni sul tema che riportano poi allo stesso concetto, ovvero che cambiare idea non è un disonore. A volte solo un utile esercizio per leggere in maniera più coerente una realtà che è diversa da come uno se l’era immaginata. E allora anche se con ogni probabilità Allegri guiderà la Juventus per le prossime otto sfide che attendono la squadra prima del rompete le righe per il Mondiale in Qatar, è normale che ci si guardi intorno. Per capire quali sarebbero sulla piazza i tecnici di un certo profilo che in qualche misura potrebbero risultare utili per cercare di invertire questo stanco e deprimente trend verso la mediocrità, condizione lontana anni luce dalla Juventus e dalla sua storia. Spiccano nomi di allenatori di profilo e ingaggio alto (Pochettino, Tuchel e Benitez), contrattualizzabili solo con progetti a lunga scadenza e altri dal respiro più corto sotto tutti i punti di vista, da Prandelli, che lanciò Vlahovic nella Fiorentina a Di Francesco. Al momento il tecnico è Allegri. Ma se i risultati continueranno di questo passo la sosta della Coppa del Mondo potrebbe coincidere con la rivoluzione. Che, di per sé, non scatta quando si vuole ma quando si deve. Sono gli eventi a far precipitare il via. Questa, è la verità.

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