Juve, il patrimonio di 8 milioni di tifosi che non può essere impoverito

I pochi fan presenti alla Continassa al rientro della squadra da Israele, i vuoti sugli spalti dello Stadium registrati in occasione delle ultime gare casalinghe, la frustrazione di un popolo scioccato dalla Grande Crisi e che reclama una svolta certamente non rinviabile a fine stagione: segnali molto indicativi che non possono essere ignorati

La Juve ha denunciato il quinto passivo consecutivo di bilancio (254,3 milioni di euro), ma dispone sempre di un patrimonio inestimabile che non può e non deve essere impoverito: i suoi tifosi. Secondo l'ultima indagine demoscopica di StageUp e Ipsos, la società bianconera conta 8 milioni e 56 mila sostenitori (il Milan campione d'Italia 4 milioni e 167 mila, ne ha recuperati quasi 500 mila; l'Inter ne ha 3,9 milioni; il Napoli 2,6 milioni, la Roma 1,8 milioni). Nella sua lettera agli azionisti, spedita una settimana fa, Andrea Agnelli ha scritto: "L'obiettivo complessivo è mettere nuovamente al centro dell'industry (ma perché non dire industria? Ndr) tifosi e calciatori, le anime dello sport più bello del mondo, il cui cuore pulsante è nell'Unione Europea". Splendido. Epperò, l'attuale congiuntura juventina registra segnali molto indicativi che alla Continassa non possono essere ignorati e, di certo, non ignorano.

Juve, ecco lo stato d'animo dei tifosi

Se nel mondo virtuale impazza l'hashtag #allegriout e non accenna a placarsi l'uragano di critiche scatenato dall'umiliazione di Haifa, nella realtà fanno testo i rari fan presenti davanti al centro sportivo quando la squadra è rientrata da Israele. Le cronache raccontano di uno stato d'animo improntato all'indifferenza che, se possibile, è peggiore dell'irritazione. In occasione delle ultime uscite casalinghe della Juve, sia in campionato sia in Champions League, vistosi sono stati i vuoti registrati sugli spalti dello Stadium, né tantomeno può essere consolatorio il tutto esaurito annunciato per il confronto con il Psg (2 novembre). Evidentemente, il 4 ottobre scorso, quando è scattata la prevendita, le prospettive in Champions erano decisamente più rosee o meno fosche delle attuali, al punto che l'amore per la squadra ha avuto il sopravvento anche sul caro biglietti (70 euro per un posto in curva). Tutto ciò premesso, è evidente che s'imponga una svolta, per dare un senso alla stagione che sinora un senso non ce l'ha. E se questa svolta non arriva dal campo, deve arrivare dalla società: rinviarla di sette mesi significherebbe prolungare un'agonia, insopportabile per una tifoseria sgomenta di fronte a un tracollo inimmaginabile soltanto due mesi fa.

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