Danni all'immagine
La Juventus di questa prima parte dell'anno sta allontanando progressivamente i tifosi e non solo dallo Stadium. Il calcio proposto non è certo esaltante sotto il profilo estetico, ma se tutti sono consapevoli che Allegri ha uno stile pragmatico, spesso apprezzato da una frangia di tifosi, in questi ultimi mesi la Juventus ha perso la cattiveria agonistica e l'intensità caratteriale che sono sempre state apprezzate dai tifosi. Certe prestazioni sfregiano il "Fino alla fine", certi atteggiamenti molli e inermi di fronte alle avversità scollano l'empatia di milioni di juventini in Italia e nel mondo, accomunati dal pensiero: sì, si può perdere, ma c'è modo e modo di farlo. È vero che una serie di vittorie è in grado di ricucire qualsiasi strappo, ma in questo momento la Juventus che fa figuracce rischia di perdere un appeal commerciale più generico e vasto, oltretutto nell'anno del centenario della proprietà della famiglia Agnelli.
Una svolta per evitare il burrone
Insomma se è presto per decretare il fallimento, c'è il rischio che sia tardi per evitarne uno alla fine della stagione. La Juventus ha cinque partite prima della pausa mondiale, quando verranno tirate le prime somme e, forse, prese le prime decisioni. C'è tempo per una svolta che allontani un finale fallimentare, ma una svolta è possibile? La squadra ha un deficit atletico che difficilmente verrà colmato prima della pausa, un problema tattico profondo che è fonte di insicurezza per la squadra, una carenza caratteriale che rende fragili i tentativi di risollevare le sorti. Il calcio appassiona milioni di persone proprio perché è imprevedibile, oggi la Juventus deve andare contro i pronostici della logica. Quell'ultimo quarto d'ora, con i giovani del 2003 che hanno dato l'illusione della rimonta contro il Benfica (soprattutto il sorprendente Iling) è la speranza alla quale si aggrappano i tifosi per rivedere, almeno, lo spirito della vera Juventus.